ESTASI MISTICA

 

ESTASI MISTICA

TRA LE BRACCIA DI GESÙ AL TEMPO DEL COVID-19

 

L’estasi perpetua scandita dal ritmo del respiro del mio adorato Gesù appaga il mio desiderio di eterno ed infinito e da Lui non vorrei distaccarmi mai più, ma …

Cari lettori,
il 2020, segnato dalla crisi pandemica da Covid-19, è stato un anno gravido di sofferenza e di solitudine che rimarrà nella storia dell’umanità.
Eppure in mezzo a tanta sofferenza e desolazione, quando questo anno nefasto stava ormai volgendo al termine, precisamente l’11 Dicembre 2020, mi è apparso in sogno l’eterno eppur sempre giovane Amore e mi ha fatto rinascere a nuova Vita: GESÙ.
Pertanto desidero iniziare l’anno 2021 all’insegna della gioia e dell’amore raccontandovi l’estasi mistica tra le braccia di Gesù.
Ma, prima di procedere col racconto delle mia meravigliosa esperienza, vorrei soffermarmi brevemente su un argomento su cui si dibatte da secoli ponendo una domanda a cui finora non è stato possibile dare una risposta completa ed esaustiva: il piacere sessuale rientra nella perfezione della beatitudine?

Se per secoli si è discusso per stabilire se l’atto sessuale compiuto all’interno del matrimonio allo scopo di provar piacere fosse peccato mortale o veniale, è difficile pensare che tale piacere sensibile possa rientrare nella perfezione della beatitudine, anche se oggi si ha una visione più positiva di tale piacere.

Per Papa Bergoglio il piacere (tra cui quello sessuale) è semplicemente divino.
Queste sono le parole di Papa Bergoglio tratte dal libro-intervista sotto citato: “La Chiesa ha condannato il piacere inumano, rozzo, volgare, ma al contrario il piacere umano, sobrio, morale lo ha sempre accettato. Il piacere arriva direttamente da Dio, non è cattolico né cristiano né altro, è semplicemente divino. Il piacere di mangiare serve per far sì che mangiando ci si mantenga in buona salute, così come il piacere sessuale è fatto per rendere più bello l’amore e garantire la prosecuzione della specie”.
E, quando lo scrittore Carlo Petrini fa notare a Papa Francesco che la chiesa cattolica ha sempre un po’ mortificato il piacere, quasi come qualcosa da evitare, egli ribatte così:
Non c’è posto per una moralità troppo zelante che neghi il piacere”, si tratta di una “interpretazione sbagliata del messaggio cristiano”. Dal libro-intervista Terrafutura (Giunti) dello scrittore e fondatore di Slow Food Carlo Petrini, che contiene tre dialoghi con Jorge Bergoglio sull’ecologia integrale avvenuti da maggio 2018 a luglio 2020.

Le parole di Papa Francesco hanno avuto grande risalto sui giornali che, nella maggior parte dei casi, hanno così intitolato i loro articoli: “Papa Francesco sdogana il piacere sessuale”, anche se in realtà, un cambiamento sulla questione della sessualità è avvenuto già da qualche decennio.
Secondo Padre Paul Habsburg questo cambiamento è avvenuto almeno da 40 anni:
Alcune religioni hanno una visione negativa del corpo. Esso è la fonte del peccato, o almeno di un peso del quale occorre sbarazzarsi per liberare l’anima e unirla al divino. Se ancora in un passato recente la Chiesa non ha sempre saputo comunicarne una visione positiva, il suo sguardo su questa realtà tanto fondamentale della vita umana è fortemente cambiato almeno da 40 anni… Oggi possiamo dire che per la Chiesa il corpo non è cattivo, e che non è il luogo del peccato.
Al contrario, essa vede la sessualità umana – la complementarietà nella diversità tra uomo e donna – come un cammino di pienezza, anzi di santità”. Passi tratti dall’articolo “Sesso, una possibile via per la santità”, pubblicato il 12/05/20 sul sito Aleteia.org.

Ma com’è nata questa visione tanto negativa del corpo da identificare l’atto sessuale col peccato?

Ecco alcuni passi di uno scritto dal titolo molto eloquente “Il peccato non è nel sesso”, della prof.ssa Cettina Militello, teologa, direttrice della cattedra “Donna e cristianesimo” alla Pontificia facoltà Teologica Marianum, che precede di 7 anni il libro di Petrini:
Non so dove sia nata l’idea che l’ideale evangelico s’incentrasse tutto nella continenza e che questa significasse in partenza disprezzo della sessualità e del corpo sessualmente segnato. […]
Ho studiato a suo tempo la molestia nuptiarum. I temi erano quelli della cultura greca, della sua tradizionale androcentrica misoginia. Come li abbiamo bene metabolizzati! Come ci sono serviti per invitare gli uomini e le donne a sconfiggere il demone della sessualità, ad annullare la loro corporeità per vivere come “angeli”! Si capisce allora come sia diventata “peccato” la scoperta della nostra identità sessuata, le modalità istintive del prenderne consapevolezza.
Peccato è diventato la domanda, la ricerca dell’altro. Peccaminoso lo stesso remedium concupiscentiae, il matrimonio, tollerato in funzione della permanenza della specie, ma da usare solo a questo scopo e quanto basta. Tutto ci è diventato impurità, porneia, indipendentemente dal fatto che lo fosse veramente, scambiando per sporcizia la stessa fisiologia, lo stesso ciclo che segna la nostra identità sessuata. Ci siamo inventati addirittura una purificatio Mariae, dimenticando che la madre del Signore non aveva di che purificarsi.”. Da Vita Pastorale, agosto-settembre 2013.

Se in passato la Chiesa cattolica ha, per dirla con Petrini, un po’ mortificato il piacere sessuale come qualcosa da evitare, lo si deve al pensiero di teologi medievali, proclamati Dottori della Chiesa, per i quali tale piacere sensibile, nel migliore delle ipotesi, era un peccato veniale.

Tra i Dottori della Chiesa, Sant’Agostino è stato uno dei più intransigenti riguardo l’atto sessuale anche quando avviene all’interno del matrimonio solo allo scopo di soddisfare la concupiscenza.
Per Sant’Agostino «quando il rapporto coniugale avviene con lo scopo di procreare è senza colpa; quando avviene per soddisfare la concupiscenza, ma con il coniuge a motivo della fedeltà coniugale, rappresenta una colpa veniale; l’adulterio invece o la fornicazione rappresentano un peccato mortale. E per questo l’astensione da ogni rapporto è senz’altro preferibile addirittura allo stesso rapporto coniugale che avviene per procreare». (Agostino, Dignità del matrimonio 6.6).
E ancora: «La castità cristiana non pensi affatto ciò che non pensava neppure quella giudaica! Amate le vostre mogli, ma amatele castamente. Desiderate l’atto carnale solo nei limiti necessari per procreare figli. E poiché non potete averne in altra maniera, abbassatevi a quell’atto con dolore. Si tratta di un castigo meritato da Adamo, dal quale noi abbiamo origine». (Agostino. Discorso 51, 15.25).

Per S. Girolamo il piacere sessuale è peccato mortale.
Ecco una sua affermazione riportata da S. Tommaso D’Aquino nella Summa Theologiae. Suppl. Q. 49,6:
«Sembra che compiere l‘atto coniugale senza proporsi uno dei beni del matrimonio, ma per il solo piacere, sia sempre un peccato grave. Infatti: 1. S. Girolamo [In Eph. 3, su 5, 25; cf. P. Lomb., Sent. 4, 31, 5] afferma: «I piaceri che si godono tra le braccia delle meretrici sono condannabili anche se presi con la propria moglie». Ma non si dice condannabile se non il peccato mortale. Quindi unirsi al coniuge per il solo piacere è sempre peccato mortale.».

Tommaso d’Aquino, riguardo il piacere dell’atto sessuale, afferma:
«se uno cerca il piacere trasgredendo la legge del matrimonio, nel senso che nella moglie non vede che la donna, essendo disposto a compiere quell’atto anche se non fosse sua moglie, allora l’atto è un peccato mortale. E costui può essere detto «l’amante eccessivo di sua moglie» [Sent. 4, 31, 5]: poiché la passione lo porta fuori dei beni del matrimonio. Se invece il piacere è contenuto entro i limiti del matrimonio, nel senso cioè che quei piaceri vengono perseguiti solo col proprio coniuge, allora è un peccato veniale». (Summa Theologiae, Suppl. Q 49,6).

Questa visione negativa del piacere sessuale nasce dalla falsa idea che la diffusione del peccato originale avvenga nell’atto coniugale nella quale opera ormai una concupiscenza disordinata che, secondo S. Agostino, era assente nel Paradiso:
«Ma quella vergognosa libidine, per la quale anche le membra sono state chiamate vergognose, era assente nel corpo di quella vita, che si conduceva nel paradiso prima del peccato, ma incominciò ad esistere nel corpo di questa morte, come disubbidienza resa in cambio della disubbidienza, dopo il peccato. L’atto coniugale si sarebbe potuto compiere nella generazione dei figli senza questa libidine, …». Agostino, De Bono Coniugali libro II, 13.26.

Fin qui abbiamo visto, anche se in estrema sintesi, qual era il pensiero di alcuni Padri della Chiesa rispetto al piacere sessuale congiunto all’unione uomo-donna durante la vita terrena. Ma quale sarà la condizione della sessualità umana nella resurrezione?

Secondo S. Agostino l’appagamento ed eterna beatitudine in Paradiso si troverà nell’unione contemplativa di Dio.
Nel “De Civitate Dei” (La Città di Dio) Agostino afferma che ci si troverà in una “quiete contemplativa”, anche se “a dire il vero io non so con certezza come sarà quel comportamento”, infatti “non l’ho mai visto con gli occhi del corpo”, e che “non vi sarà più la passione, la concupiscenza, il desiderio l’uno dell’altro”.
S. Agostino richiama esplicitamente il passo di Matteo in cui Gesù, rispondendo ai Sadducei che volevano metterlo in difficoltà a proposito della resurrezione, disse: “Nella resurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli di Dio in cielo”. Matteo 22,23-30.

Per S. Tommaso nella resurrezione dei corpi la funzione della nutrizione e della generazione cesseranno perché il genere umano avrà raggiunto il numero degli individui stabilito da Dio, e i piaceri del corpo non rientrano nella perfezione delle beatitudini:
1. Nel Vangelo [Mt 22, 30] si legge: «Nella risurrezione non prenderanno né moglie né marito».
2. La generazione è ordinata a supplire i vuoti prodotti dalla morte con la moltiplicazione del genere umano, mentre la nutrizione è ordinata a riparare le perdite e ad accrescere il corpo. Ma nello stato successivo alla risurrezione il genere umano avrà già raggiunto il numero degli individui stabilito da Dio, in vista del quale perdura la generazione. E così pure ognuno risorgerà nella sua debita statura. «Né ci sarà più la morte» [Ap 21, 4], o altre perdite nel corpo umano. Quindi le funzioni della generazione e della nutrizione sarebbero inutili”.
4. I piaceri del corpo, come dice il Filosofo [Ethic. 7, 14; 10, 5], sono «medicinali», poiché servono a togliere la stanchezza; oppure sono anche delle «malattie», poiché l’uomo si getta su di essi in modo disordinato, come se fossero dei piaceri autentici: nello stesso modo in cui un uomo dal gusto deviato prova piacere in cose che non sono piacevoli per i sani. Quindi non è necessario che tali piaceri rientrino nella perfezione della beatitudine, come pensano i Giudei, i Saraceni e certi eretici chiamati Chiliasti”. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae. Supplemento alla III parte, Argomento 81, Le qualità dei corpi risorti, articolo 4.

Ma oggi, a distanza di tanti secoli, è cambiato qualcosa rispetto al pensiero dei Padri della Chiesa sulla questione della condizione della sessualità umana nella resurrezione?

Pare proprio di no visto che su tale questione si sostengono ancora le tesi di S. Tommaso, per il quale la sessualità risorgerà perché, pur avendo esaurito il suo compito specifico, possiede, nel suo stesso essere, una più alta ordinazione «alla perfezione della persona. Ma in che consiste tale ordinazione non lo precisa.

A tal proposito Padre G. Cavalcoli, sacerdote, socio della Pontificia Accademia Teologica Romana, e dal 2011 docente emerito di Teologia Dogmatica nella Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e di Metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna, riprendendo i concetti di S. Tommaso, scrive:
Chi accusa la morale cattolica di «sessuofobia» dovrebbe meditare quanto S. Tommaso insegna sulla condizione escatologica della sessualità, e lì comprenderebbe fino in fondo quanto alta sia alta, nel pensiero cattolico, la stima per la realtà sessuale: attraverso il suo massimo teologo, il pensiero cristiano giunge a valorizzare il sesso nella stessa condizione della beatitudine eterna, persino al di là del compimento della sua funzione specifica e sostanziale, santificata in questa vita da un sacramento di salvezza ordinato precisamente al conseguimento di questa beatitudine, i cui riflessi nella relazione tra uomo e donna sono prefigurati, nella vita presente, in special modo dall’esercizio della castità religiosa e sacerdotale.
Al momento di chiedersi che ne sarà del sesso alla resurrezione, S. Tommaso […] Non afferma, come alcuni Padri, influenzati dal platonismo, che il sesso, da loro collegato alla caduta di Adamo, scomparirà.
E d’altra parte rifiuta nettamente la concezione musulmana di un esercizio della sessualità in paradiso, in contrasto con le parole esplicite del Signore (Mt., 22,30). Ma proprio nel commento a questo passo, ecco l’affermazione impegnativa e gravida di conseguenze: «Sexus resurget», secondo quanto già aveva presentito il pur platonico Agostino. Da dove viene questa certezza? Dal fatto che la differenza sessuale fa parte di quella perfezione genesiaca dell’uomo (Gen., 1,27; 2,22) che dovrà essere conservata e salvata alla resurrezione (I, 92,1; 98,2).
Certamente resta da spiegare che senso possa avere l’esistenza di una funzione che ha esaurito il suo compito specifico. E qui troviamo il tratto di genio di S: Tommaso: la sessualità, oltre al suo fine specifico, possiede, nel suo stesso essere, indipendentemente dal suo esercizio procreativo, una più alta ordinazione «alla perfezione della persona». S. Tommaso non va oltre: non ci precisa in che consiste tale ordinazione, che effetti provoca in generale e in particolare in relazione alla differenza sessuale.
I tempi non erano maturi, ed anzi si opponevano solidamente a ulteriori sviluppi e precisazioni …”. Tratto dalla rivista di scienze religiose Sacra Doctrina, gennaio-aprile, 1980, n.92, Anno XXV, Ed. Studio Domenicano, Bologna.

Ed ecco alcuni passi del libro L’aldilà stupenda realtà (riportati anche da alcuni siti di carattere religioso), in cui l’autore P. Gnarocas, riprendendo i concetti di S. Tommaso, entra più nel dettaglio:
Ebbene in Paradiso, ultimato ormai il numero dei Beati stabilito da Dio, la funzione generatrice cesserà per sempre e quindi non ci saranno più piaceri sessuali.
Questi, essendo piccoli e brevi, non potrebbero più soddisfare l’immensa capacità di godimento del corpo risorto, per cui i piaceri sessuali saranno sostituiti da altri piaceri sensibili, molto più intensi di quelli terreni, che Dio escogiterà per la completa felicità dei suoi figli Beati con il loro corpo risorto. […]
Il Paradiso, oltre ad essere felicità somma dell’anima, sarà pure felicità somma del corpo.
La felicità assoluta consiste nell’assenza di qualsiasi male e nel possesso di ogni bene desiderabile.
In Paradiso non ci sarà più la funzione del sesso, come esplicitamente ha detto Gesù. […]
Ed allora in Paradiso quale sarà il piatto di felici­tà appropriato al corpo?” si chiede Gnarocas. “Non è facile precisarlo per mancanza di notizie esplicite e dirette, per cui bisogna aiutarsi con la ragione e con un po’ di fantasia, esclu­dendo, come ci ha detto Gesù stesso, il piacere sessua­le di cui il corpo risorto ha perduto ogni attrattiva e gusto. Però è certo che il corpo glorioso avrà le sue de­lizie immensamente superiori a qualsiasi piacere terre­no, anche il più intenso e vivo”.
E ancora: “Se il corpo glorioso non avrà più bisogno di cibo e di bevanda, come potremo soddisfare il gusto? Il cor­po glorioso, pur non avendo più necessità di cibo e be­vanda, tuttavia potrà mangiare e gustare ogni sorta di cibo e bevanda per glorificare Dio anche col gusto”. Dal libro di P. Gnarocas L’aldilà stupenda realtà, Edizioni Segno 2009.

Un altro motivo per cui in Paradiso non ci saranno rapporti sessuali è che in Paradiso non si è nel tempo, ma nell’eternità.
Ecco come risponde Padre Angelo Bellon alla domanda di un lettore che gli chiede “Perché in Paradiso non ci saranno rapporti sessuali”:
Ma vediamo ora quali siano i motivi intrinseci per cui in Paradiso non ci possono essere relazioni sessuali.
Il primo motivo (non per importanza, ma per immediatezza) è perché in paradiso non siamo nel tempo, ma nell’eternità.
Quando si è nel tempo, le azioni hanno un inizio e una fine e poi se ne fanno delle altre.
Tutto questo invece non avviene nell’eternità che giustamente è stata definita così:l’eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita senza fine (“interminabilis vitae tota simul et perfecta possessio”, Boezio, De consolatione, V).
San Tommaso d’Aquino commenta:questa è la differenza tra l’eternità e il tempo, che il tempo ha l’essere in una certa successione, mentre l’eternità l’ha tutto insieme. Ora nella visione beatifica non vi è successione alcuna; ma tutte le cose che in essa si vedono, si vedono insieme e con uno sguardo intuitivo solo. Perciò essa ha compimento in una certa partecipazione dell’eternità.
Quella visione poi è una vita, poiché l’azione dell’intelletto è una vita”. Tratto dal sito www.amicidomenicani.it Padre Angelo Bellon op|21 Febbraio 2009.

CONFUTAZIONE DELLE TESI

Ebbene, la mia esperienza diretta di Dio fa chiarezza su questo argomento controverso che è stato affrontato e dibattuto per secoli e smonta le tesi sopra esposte, tesi che si contraddicono a vicenda ed alcune di esse così strampalate che per formularle bisogna essere davvero esperti nell’arrampicarsi sugli specchi.
Innanzitutto mi chiedo come sia possibile che un autore come P. Gnarocas affermi che “Gesù ha esplicitamente ha detto che in Paradiso non ci sarà più la funzione del sesso”, o che “il piacere sessua­le di cui il corpo risorto ha perduto ogni attrattiva e gusto”.
Ma quando mai Gesù ha pronunciato queste parole? Dove stanno scritte queste frasi?
La risposta è: da nessuna parte;  la verità è che queste non sono parole pronunciate da Gesù, bensì è l’interpretazione di Gnarocas delle parole pronunciate da Gesù.

E che dire della tesi secondo cui il piacere sessuale, essendo piccolo e breve, non potrebbe più soddisfare l’immensa capacità di godimento del corpo risorto.
Beh, si potrebbe ignorare, in quanto con tale tesi non solo si rasenta il ridicolo, ma si pecca anche di superbia, in quanto si mette in discussione l’Onnipotenza di Dio.
I sostenitori di questa tesi dovrebbero rispondere a questa semplice domanda: se il piacere sessuale, essendo piccolo e breve, non potrebbe più soddisfare l’immensa capacità di godimento del corpo risorto, cosa impedisce a Dio di operare in modo tale da prolungare all’infinito tale piacere che, tra tutti i piaceri sensibili, è il più intenso ed è considerato parte integrante della felicità terrena, rendendolo così compatibile con l’eternità – che non è affatto una realtà statica –, invece di sostituirlo con chissà quali altri piaceri.
La risposta per chi crede nel Dio Onnipotente dovrebbe essere scontata: NULLA!
Allora se per Dio Onnipotente nulla è impossibile, è logico pensare che Egli possa operare in modo tale da rendere perpetuo il piacere sessuale.

Ma aldilà delle mie considerazioni, ecco una palese contraddizione in cui cadono i sostenitori della tesi secondo la quale in Paradiso il piacere sessuale non esiste perché da risorti non si è nel tempo ma nell’eternità.
I sostenitori di tale tesi da una parte affermano che il piacere sensibile che accompagna l’atto sessuale cesserà di esistere perché non si è nel tempo ma nell’eternità, dall’altra parte affermano che da risorti si potrà mangiare e gustare ogni sorta di cibo e bevanda per glorificare Dio anche col gusto.
Per rilevare l’evidentissima incongruenza tra queste due affermazioni non bisogna certo essere dei filosofi. Anche una persona non erudita come me, ma dotata di buonsenso, sa che anche mangiare e gustare sono azioni che hanno un inizio e una fine, quindi anch’essi sono incompatibili con l’eternità.
La questione dell’eternità non si esaurisce qui, perché tale questione verrà ripresa e approfondita più avanti quando esprimerò le mie considerazioni su un altro aspetto affascinante e misterioso di Gesù: la comunicazione soprannaturale con Gesù.
Adesso, invece, intendo soffermarmi sul punto cruciale della questione.

Come si è potuto constatare da quanto sin qui riportato, le tesi sopraesposte si fondano sulle parole pronunciate da GesùNella resurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli di Dio in cielo”.
Io, basandomi esclusivamente sulla mia esperienza diretta di Dio, mi permetto di affermare che tali tesi sono insostenibili perché si basano sul falso presupposto che il piacere sessuale sia qualcosa di impuro che in Paradiso non può assolutamente esistere perché sarebbe incompatibile con l’ideale della purezza angelica.
Ma, poiché eliminare tale piacere sensibile è in totale disaccordo col principio secondo il quale Dio nulla toglie ma aggiunge, si è pensato di sostituirlo con altri piaceri sensibili molto più duraturi e intensi che ad oggi rimangono misteriosi.
Questo falso presupposto ha portato a travisare il senso delle parole pronunciate da Gesù.

Si pensa erroneamente che le parole di Gesù “Non si prende né moglie né marito” significhino che nella resurrezione, pur in assenza del matrimonio e della generazione, l’unione uomo-donna continuerà ad esistere, anche se nessuno sa, per adesso, come si configurerà fisicamente la comunione escatologica.
Ecco le affermazione di P. Giovanni Cavalcoli in merito a tale questione:
“Sappiamo che nella resurrezione vi sarà l’unione dell’uomo con la donna, che è l’unione più perfetta che possa esistere tra due persone umane e che procura, come riconosce S. Tommaso, il massimo di tutti i piaceri sensibili, appunto perché è un’unione amorosa interpersonale in una perfetta complementarità reciproca. […]
Tuttavia, dato che il sesso di quaggiù è costitutivamente strutturato in funzione della generazione, che sarà assente nella resurrezione, noi non sappiamo, per adesso, come si configurerà fisicamente la comunione escatologica, ossia come saranno esattamente il corpo maschile e quello femminile non generativi dei risorti.  L’assenza del matrimonio (Mt 22,30), della quale parla il Signore, non vuol dire assenza dell’unione uomo-donna, ma assenza della generazione, che è appunto il fine del matrimonio. Quella donna non avrà sette mariti, ma sette amici”. Tratto da: La concezione del piacere sensibile in S. Tommaso d’Aquino – P. Giovanni Cavalcoli – Fontanellato, 19 aprile 2019.

Ebbene, alla luce della mia esperienza mistica, le parole pronunciate da Gesù “Nella resurrezione non si prende né moglie né marito ma si è come angeli di Dio in cielo”, acquistano un significato diverso.
La mia esperienza dimostra in modo inequivocabile che nella resurrezione, oltre alla cessazione della funzione procreativa, cesserà anche l’unione uomo-donna.
“Nella resurrezione non si prende né moglie né marito” non significa, come si pensa erroneamente, che nella resurrezione, in assenza di vincoli matrimoniali, uomo e donna saranno liberi di amarsi e unirsi in modo che la potenza dello Spirito divino renderà possibile, ma significa che nella resurrezione cesserà di esistere l’unione tra uomo e donna perché tale unione verrà sostituito dall’unione tra Dio e l’uomo.
Una relazione amorosa che contempla una sessualità spiritualizzata che non preclude assolutamente l’intenso piacere sensibile che accompagna l’atto generativo terreno.
Proprio in virtù del fatto che i nostri corpi risorti saranno gloriosi e immortali, ossia trasfigurati come il corpo di Gesù Risorto, in Paradiso avverrà l’unione tra Dio e l’uomo attraverso lo Spirito Santo, e tale unione col Divino raggiungerà livelli estatici che assicureranno il massimo di piacere e di godimento per l’Eternità.

GESÙ È LO «SPOSO»

D’altronde Gesù stesso si definisce come lo «Sposo». Ed è Gesù stesso che quando parla del “regno dei cieli” ne parla in termini di banchetto, di tavola imbandita, di convivio festoso: un banchetto di nozze!
Ecco le parole esplicite pronunciate da Gesù riportate nel Vangelo di Marco:
«18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. 19Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.» (Mc 2, 18-20).
Gesù si presenta come lo Sposo, richiamandosi ai profeti dell’Antico Testamento: «Nessuno ti chiamerà più Abbandonata né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio Compiacimento e la tua terra Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (Is 62,4–5).

Come si evince da questi passi del Vangelo, Gesù è molto esplicito, eppure anche queste parole vengono travisate e interpretate in senso metaforico.
Ma per quale ragione non si prende in considerazione il senso letterale delle parole di Gesù?

Per rispondere a questa domanda cito, per l’ennesima volta, le parole estremamente chiare di Padre Cavalcoli, il quale, ponendo l’attenzione su “La questione della castità”, afferma che tale immagine non si accorda con la pura spiritualità asessuata di Dio, e che è con tutta probabilità entrata di soppiatto nella teologia biblica:
«L’idea della sponsalità non dice solo unione affettiva, ma aggiunge l’idea del piacere sessuale, che caratterizza la sponsalità in quanto tale. Per questo, una sponsalità senza questa proprietà non è più sponsalità, ma semplice affettività. E allora, se non si vuol alludere a quella proprietà, perché parlare di sponsalità? Lo so che già nell’Antico Testamento c’è l’immagine di Dio come «sposo» di Israele (Is 54,5; 61,10; 62,4), mentre nel Nuovo Gesù appare sotto l’immagine veterotestamentaria dello «sposo» (Mt 9,15; 25,1; II Cor 11,2). Ma credo che occorrerebbe riconoscere con tutta franchezza che simile immagine non si accorda con la pura spiritualità asessuata di Dio, ed è con tutta probabilità entrata di soppiatto nella teologia biblica, proveniente dalle antiche ierogamie pagane.
Proviamo infatti a chiederci come mai nella Somma Teologica di S. Tommaso l’immagine della sponsalità o l’attributo del piacere sessuale non compare nel concetto della divina beatitudine. Gesù Cristo, come in altri casi, si adatta qui ad usare quell’immagine veterotestamentaria. Ma la Chiesa non ha mai pensato di farla entrare nel dogma cristologico». Tratto dall’articolo “Dalla terra al cielo. Il percorso della vita cristiana”, pubblicato sul sito padrecavalcoli.blogspot.com.

L’affermazione che l’immagine veterotestamentaria di Dio e quella neotestamentaria di Gesù come «sposo» è con tutta probabilità entrata di soppiatto nella teologia biblica, oltre ad essere grave, è davvero assurda. Ed è davvero impossibile non cogliere la similitudine tra l’affermazione di P. G. Cavalcoli e l’affermazione fatta dall’attore Roberto Benigni a Sanremo 2020 riguardo il Cantico dei Cantici che, secondo lui, è entrato per sbaglio nel canone biblico, in un momento di “distrazione” dei teologi.
Ma, mentre l’affermazione dell’attore toscano, definito da molti “esegeta improvvisato”, ha destato grande scalpore, l’affermazione di P. Cavalcoli, sacerdote, esegeta biblico e docente di teologia, a quanto mi consta, è passata in sordina.
Eppure le parole acquistano un peso diverso a seconda della posizione sociale di chi le pronuncia, per cui è molto più grave se a fare un’affermazione simile non è un “esegeta improvvisato”, ma un rappresentante della Chiesa Cattolica.
Penso, inoltre, che sia molto meno grave dire che il Cantico è entrato di sbaglio nel canone biblico, che affermare che l’immagine di Dio e quella di Gesù come «sposo» è con tutta probabilità entrata di soppiatto nella teologia biblica, in quanto si mette in discussione la parola stessa di Dio e quella di Gesù.

Ma torniamo all’affermazione che l’immagine di Dio e di Gesù come «sposo» non si accorda con la pura spiritualità asessuata di Dio.
Certo che Dio è pura spiritualità asessuata! Nessuno lo mette in dubbio.
Ma, come già ho avuto modo di dimostrare sopra confutando le altre tesi, Dio non ha affatto bisogno del sesso per unirsi con l’uomo risorto, perché tale unione si realizzerà attraverso lo Spirito Santo, e, quindi, l’immagine di Dio come «Sposo» si accorda perfettamente con la pura spiritualità asessuata di Dio.
A suffragare questa mia affermazione, oltre alle parole di Dio e quelle di Gesù riportate nella Bibbia, c’è anche il racconto di un miracoloso evento: la fecondazione della Vergine Maria avvenuta per opera dello Spirito Santo.
Come Dio non ha avuto bisogno del sesso per fecondare la Vergine Maria, così Dio non ha bisogno del sesso per realizzare l’unione con l’uomo risorto.
Possibile che gli esegeti biblici non abbiano mai messo in relazione le parole pronunciate da Dio e l’evento miracoloso del concepimento soprannaturale di Gesù?
Perché se li avessero messi in relazione, probabilmente sarebbero giunti alla stessa conclusione a cui sono giunta io attraverso le riflessioni a cui mi ha indotta la mia esperienza.

Le cose sono due: o un’unione che non preveda l’uso del sesso, per la mente umana è inconcepibile, per cui anche gli esegeti biblici più esperti non riescono ad arrivare a formulare una simile ipotesi, oppure gli esegeti sono giunti a tale ipotesi, ma hanno preferito sottacere perché, mentre l’immagine di Dio come «Sposo» celeste di Maria non desta alcun imbarazzo perché si tratta del concepimento di Gesù, l’immagine di Dio come «Sposo» dell’uomo risorto, relazione amorosa che prevede anche il piacere sessuale, imbarazza moltissimo, quindi si preferisce dire che una simile immagine non si accorda con la pura spiritualità asessuata di Dio, ed è con tutta probabilità entrata di soppiatto nella teologia biblica.

Ma, per fortuna, l’immagine di Dio come «Sposo» dell’uomo risorto non ha suscitato alcun imbarazzo in San Simeone il Nuovo Teologo (949-1022), presbitero e mistico bizantino, che nell’INNO XV non avrebbe potuto essere più esplicito quando, parlando dell’ineffabile unione con Dio, afferma che Dio si unisce a ciascuna Anima per il piacere:

[…]  Membra di Cristo diventiamo (1 Cor. 6, 13), e Cristo membra nostre; di me sventurato Cristo è mano, Cristo è piede, e io miserabile mano di Cristo e piede di Cristo. Muovo la mano, e la mia mano è Cristo intero – indivisibile, pensaci!, è la divina divinità -; muovo il piede, ed ecco, sfolgora come lui. Non dire che bestemmio, ma accogli queste parole e adora Cristo che ti rende tale! Se anche tu lo vorrai, diventerai membro suo, e così tutte le membra di ciascuno di noi diventeranno membra di Cristo, e Cristo membra nostre, e tutte quelle sconvenienti le renderà decorose (1 Cor 12, 23) ornandole con la bellezza e la gloria della divinità; contemporaneamente, vivendo con Dio, diventeremo dèi, non vedendo affatto la sconvenienza del corpo, ma saremo resi simili a Cristo tutti interi in tutto il corpo, e ciascun membro nostro sarà Cristo tutto intero. Egli infatti, pur divenendo molti, rimane uno e indivisibile, e ciascuna parte è Cristo stesso intero: assolutamente, dunque, hai riconosciuto così il Cristo nel mio dito, nel glande – non hai forse tremato, non hai provato vergogna? Ma Dio non si è vergognato di diventare simile a te, e tu ti vergogni di diventare simile a lui? «No, non mi vergogno di diventare simile a lui, ma quando lo hai chiamato simile al membro sconveniente, ho pensato che tu bestemmiassi!  Male hai pensato! Non Sono sconvenienti queste cose! Sono membra nascoste di Cristo tanto è vero che vengono coperte, e in questo sono più degne di venerazione delle altre (1 Cor. 12, 23), come membra nascoste, invisibili a tutti, di colui che è nascosto, dal quale nell’unione divina viene dato il seme divino, formato con tremendo arcano nella forma divina, proveniente da tutta intera la divinità stessa: è tutto intero Dio, infatti, che si unisce a noi. O tremendo mistero! Avviene realmente un matrimonio, ineffabile e divino: egli si unisce a ciascuno – sì, voglio dirlo ancora, per il piacere! – e ciascuno si unisce al Padrone.
[…] Mentre io dico queste cose tremende riguardo alle membra sante e contemplo la grande gloria e, con la mente illuminata e gioiosa, non penso a niente di carnale, tu guardi le tue carni insudiciate e con la mente scorri le tue stolte azioni e in esse la tua mente continua a contorcersi come un verme. Per questo rovesci su Cristo e su di me la tua vergogna e dici: «Non ti vergogni di parlare di cose sconvenienti, anzi, di abbassare Cristo a membra sconvenienti?» Ma io a mia volta ti dico: contempla Cristo nell’utero, pensa a ciò che è nell’utero, e a lui che ne esce, e per dove è passato, uscendone, il mio Dio! […] E se tu, quando sei nudo e la carne tocca la carne diventi pazzo per la femmina come un asino o uno stallone, perché osi calunniare anche il santo o bestemmi Cristo, che si è unito a noi ed ha donato l’impassibilità ai suoi santi servi? Egli infatti diventa sposo – intendi? – ogni giorno, e spose sono tutte le anime alle quali il creatore si unisce, e a loro volta esse a lui, e si compiono le nozze spiritualmente, quando egli si unisce a loro in modo degno della divinità. Egli non le viola affatto, non sia mai!”.

Il CANTICO DEI CANTICI

La ragione per cui si è imposta la lettura in senso metaforico delle parole pronunciate da Gesù, sopramenzionate, è la stessa ragione per cui in passato si è imposta la lettura allegorica del Cantico dei Cantici, composizione poetica che esalta l’amore terreno tra due giovani innamorati, letto in senso allegorico sia dagli Ebrei che dai Cristiani; una manifestazione dell’amore erotico tra un uomo e una donna era ritenuta indegna del Testo sacro, per cui il poema veniva considerato come trasposizione della relazione amorosa tra Dio e Israele, tra Cristo e la Chiesa/Sposa.
Oggi, invece, l’esegesi preferisce la lettura letterale del Cantico.

A tal proposito la biblista spagnola Nuria Calduch-Benages, dal 2014 membro della Pontificia Commissione Biblica, si esprime con queste parole:
«Per molto tempo la nostra cultura è stata dominata dalla separazione tra il corpo e l’anima, tra la materia e lo spirito. […] Questa opposizione dualistica di matrice platonica ha generato un oblio del corpo che ha influito enormemente e a diversi livelli non soltanto nella società e nella chiesa, ma anche nel modo di avvicinarci alla Bibbia.
Tra i libri biblici, il Cantico ha sofferto in maniera particolare di questo dualismo senza uscita. Se nel passato, sia tra gli autori cristiani che tra i giudei, si era imposta la lettura allegorica del Cantico (impegnata nel ricercare il significato di ogni parola, di ogni personaggio, e soprattutto della loro ricerca amorosa), l’esegesi attuale, a ragione, preferisce la lettura letterale del testo. Il Cantico va considerato ora come una composizione poetica che canta l’amore tra un uomo e una donna e di solito va interpretato come tale, con tutta la bellezza, il mistero e l’erotismo che questa esperienza umana universale racchiude in se. Per esprimerci con le parole di Alonso Schökel, il Cantico è «un canto all’amore, con qualcosa d’innocenza originaria, paradisiaca e molto di sogno ideale, definitivo». Da “Il corpo nel Cantico dei Cantici”. Nuria Calduch-Benages, MN (Pubblicato nel Supplemento al n. 2 Febbraio 2003 di Consacrazione e Servizio, Centro Studi USMI, Roma 2003, 30-37).

Ed ecco come si esprime il Prof. Gianni Barbiero, membro della Congregazione Salesiana dal 1961, sacerdote dal 1972, dal 2003 insegna esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico.
“… È chiaro dal contesto che qui si parla non di amore in generale, ma dell’amore specifico tra uomo e donna. In passato si interpretava il Cantico dei Cantici in forma allegorica, come se il Cantico parlasse dell’amore dell’anima e Dio, o dell’amore di Dio per il suo popolo. Questa lettura è certamente legittima, ed è quella dei santi (pensiamo a S. Giovanni della Croce), ma anche del modo ebraico, che legge il Can­tico nel giorno di Pasqua, celebrando la liberazione dalla schiavitù egiziana come lo sposali­zio tra Dio e il suo popolo. Però non è quella originale, si tratta di una trasposizione. Il Canti­co parla dell’amore tra uomo e donna. Di questo amore esso dice che è una “fiamma di JHWH”. Cioè l’amore tra uomo e donna ha una dimensione religiosa, sacra: è santo. Nell’amore tra uomo e donna si può (e si deve) incontrare Dio, perché, come dice Giovanni, Dio è amore”. Tratto dal libro di G. BARBIERONon svegliate l’amore: una lettura del Cantico dei Cantici”. Paoline editoriale libri, 2007.

Sembra, però, che non tutti siano concordi sulla lettura esclusivamente letterale del Cantico.

Ecco come si esprime Don Voltaggio, rettore del Seminario Redemptoris Mater di Galilea, in un’intervista di Debora Donnini:
“L’interpretazione letterale ha una grande importanza nella nostra tradizione esegetica, non si può mai eliminare. Tuttavia la lettura spirituale, simbolica e anche allegorica del Cantico non va considerata semplicemente come giustapposta a quella letterale.
 […] il testo ha spesso un senso più profondo di quello inteso dall’autore umano. […] si deve riconoscere sempre il carattere divino e quindi misterico del testo biblico, cioè vuol dire che dovremmo sempre cercare, come diceva il grande filosofo ebreo, Emmanuel Lévinas, “l’al di là del versetto”. Quindi, sebbene vada sempre rispettata l’intenzione dell’autore umano, si deve riconoscere che l’unica ragione per cui il Cantico è entrato nel canone ebraico e cristiano è proprio la sua interpretazione simbolica e allegorica, che non può essere quindi mai disconosciuta. E poi non va dimenticato che all’esegesi simbolico-allegorica non mancano appigli nel testo”. Passo tratto dall’articolo di Debora Donnini Don Voltaggio: il Cantico dei Cantici, quando l’amore è “al di là del versetto”, pubblicato sul sito Vaticannews.va/it.

Da quanto sopra esposto si evince chiaramente che non esiste una posizione univoca all’interno della Chiesa.
Qual è, dunque, la giusta lettura del Cantico? Hanno ragione gli esegeti a preferire la lettura letterale di tale testo?

Io, basandomi sulla mia esperienza diretta di Dio, mi permetto di affermare che gli esegeti si sbagliano di grosso, perché è vero che l’amore terreno tra due innamorati è “santo” perché voluto da Dio, ma non è questa l’unica ragione per cui il Cantico è entrato nel canone biblico.
La ragione principale per cui questo poema è entrato nel canone biblico è che l’amore terreno, corporeo, intessuto di baci, abbracci, carezze, fonte di gioia e di piacere, è conforme all’amore di Dio per la Sua creatura; nell’unione, gli innamorati assaporano un attimo della suprema felicità che in Paradiso, nell’unione intima con Dio, l’uomo risorto assaporerà per l’eternità.
Pertanto la giusta lettura del Cantico è quella mistica-letterale.
L’unione intima con Dio, seppure si realizzi in forma spiritualizzata, è fonte inesauribile di gioia e di piacere, compreso quel grande piacere sensibile che crea tanto imbarazzo. Lo stesso piacere fisico di cui hanno fatto esperienza mistici e santi cristiani, che, volendo esprimere la propria ineffabile esperienza con Dio, fanno ricorso a termini e a espressioni propri della vita d’amore sessuale, un linguaggio che, creando grande imbarazzo tra i teologi, viene da essi ritenuto allegorico, puramente letterario e tradizionale.

LA MIA TESTIMONIANZA

Prima di raccontare la mia esperienza premetto che io non sono una religiosa ma una donna che ha iniziato a credere nel Dio personale delle Sacre Scritture all’età di 58 anni e solo dopo aver incontrato Gesù in un sogno avuto il 28 Maggio del 2017, ossia circa 3 anni e mezzo fa, e raccontato in questo blog col titolo “L’amorevole conforto di Gesù in sogno“. Un mistico sogno in cui Gesù è apparso come un uomo povero e sofferente che, malgrado il Suo stato di estrema indigenza e di sofferenza, aveva il grande desiderio di confortarmi amorevolmente in un momento di tristezza.
Pertanto, in seguito ho sempre pensato a Lui come il dolcissimo Padre celeste che ama immensamente gli uomini come Suoi figli e, dunque, l’idea di un’altra forma di Amore che non fosse paterno-materno era ben lungi da me.
Devo altresì premettere che in questo arco temporale ho sempre nutrito nel cuor mio il desiderio di rivedere Gesù, anche se ormai la speranza di rivederlo si era un po’ affievolita.
Tale speranza era alimentata anche da un sogno avuto il primo Luglio del 2017, ossia a un mese di distanza dal sogno succitato, perché avevo intuito che esso fosse un sogno premonitore che mi preannunciava un altro evento grandioso (il racconto lo troverete a piè pagina), ma mai e poi mai mi sarei potuta immaginare che si sarebbe verificato un evento che mi avrebbe aperto la porta dell’Eternità, dimensione propria di Dio.

ESTASI MISTICA TRA LE BRACCIA DI GESÙ

Ed ecco che, a circa 3 anni e mezzo dal sogno premonitore, Gesù irrompe nella mia vita per la seconda volta manifestandosi in sogno in un modo così sorprendente che neanche la mente di una persona dotata della più fervida immaginazione avrebbero mai potuto concepire: un amante follemente innamorato e desideroso di far gioire la Sua amata.

Il contenuto erotico del sogno mi ha turbato profondamente, tant’è che ho titubato parecchi giorni prima di giungere alla decisione di pubblicare il racconto di questa meravigliosa esperienza, decisione presa innanzitutto perché spinta dal grande desiderio di testimoniare l’Amore di Dio, e poi perché, come constaterete voi stessi, l’unione intima con Gesù, pur procurando un intenso e perpetuo piacere fisico, avviene in modo sublime e soprannaturale attraverso lo Spirito di Dio, pertanto ritengo impossibile che possa urtare la sensibilità di qualche lettore.
Ecco il racconto del sogno:

Con animo quieto e sereno, mi sono appena coricata sul letto in attesa di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, mentre mia madre (nella vita reale è morta 14 anni orsono), distesa sulla parte sinistra del letto, si è abbandonata tra le sue braccia già da un po’.
Questo quieto stato d’animo però svanisce quando, all’improvviso, appare dal nulla un uomo avvolto in un mantello scuro suscitando in me grande turbamento.
Non riesco a capire come abbia fatto ad entrare in casa, ma a giudicare dal leggero scompiglio che ha creato nella stanza e dal suo aspetto un po’ disordinato, sembra quasi che sia passato attraverso le pareti.
Io rimango a letto immobile ed inquieta, mentre l’intruso, sempre girato di spalle, si ferma nella zona ai piedi del letto e con massima tranquillità e spirito calmo si toglie il mantello.
L’uomo ancora non mostra la sua faccia, ma, osservando l’eleganza armoniosa del suo corpo che lascia trasparire la sua mitezza, intuisco che non ha cattive intenzioni e l’inquietudine svanisce, quindi continuo ad osservarlo.
Adesso si è girato leggermente verso destra ed è leggermente inginocchiato come se stesse ultimando di ordinare i suoi indumenti posati sopra la poltrona posizionata ai piedi del letto, ma poi, all’improvviso, volta la testa verso di me e mi guarda con un sorriso appena accennato che illumina il suo volto e con l’espressione di chi intende stupire la persona amata con una sorpresa inaspettata, sicuro di essere desiderato e lungamente atteso.
La visione del suo splendido volto sortisce istantaneamente l’effetto da lui desiderato.
Io, infatti, riconoscendolo all’istante, vengo pervasa da una gioia incontenibile che vorrei manifestare anche esteriormente, ma, non volendo disturbare il sonno di mia madre, esulto in cuor mio esclamando: oh mio Dio! Sei Tu, il mio dolcissimo Gesù!
A questo punto sembra che la trama onirica faccia un salto per poi riprendere nell’istante successivo quando Gesù è già disteso sopra di me che mi avvolge con infinita dolcezza nel Suo abbraccio.
Poi l’unione si fa ancora più intima e profonda quando Gesù suggella la nostra unione baciandomi la bocca.
Questo stato di felicità tra le braccia del mio amatissimo Gesù, però, viene turbato da una preoccupazione che fa capolino nella mia mente: temo che mia madre possa svegliarsi da un momento all’altro e sarebbe molto imbarazzante per me se mi vedesse in intimità con Gesù.
Questo mio pensiero però non posso esternarlo perché Lui non distacca neanche per un’istante la Sua dolcissima bocca dalla mia.
Ma al mio dolcissimo Gesù non sfugge niente, neanche il mio più recondito pensiero.
Infatti, senza pronunciar parola alcuna, mi dice: “non preoccuparti”; poi, per rassicurarmi ulteriormente, senza distaccarsi nemmeno per un istante da me, allunga la gamba fino ad arrivare dall’altra parte del letto e scuote lievemente i piedi di mia madre per svegliarla, ma lei continua a dormire profondamente, quindi Gesù aggiunge: “vedi che non si sveglia? Lei non può vederci”.
Tranquillizzata, mi abbandono Anima e corpo in Lui e torno nello stato di felicità in cui ero immersa prima.
Ma adesso Gesù mi sorprende enormemente baciandomi la bocca in modo totalmente fuori dall’ordinario: con un dolcissimo movimento intreccia la Sua lingua con la mia formando una spirale a doppia elica, e così teneramente unita alla Sua la distende sul pavimento orale, come se la bocca fosse un sacro talamo nuziale.
Con questo dolcissimo e prodigioso bacio, Gesù sancisce la nostra unione e lo eleva alla dimensione superiore, ossia nell’eternità, dimensione propria del Divino.
Immersa nell’abisso del Suo eterno Amore mi rendo conto che non respiro più. Così intimamente unita a Lui non ho più bisogno neanche di respirare. Adesso io vivo in Lui ed è Lui mio respiro.
Mi godo questo momento di eterna felicità teneramente abbracciata e baciata dal mio amatissimo Gesù ignara che questo è solo il preludio della felicità suprema che intende farmi gustare.
Poco dopo, infatti, Gesù, sempre tenendomi teneramente stretta fra le Sue braccia e senza mai distaccare la Sua bocca dalla mia, leggero e immateriale come l’aria aleggia sopra di me e, senza mai neppure sfiorarmi, ondeggiando lievemente i Suoi fianchi con movimenti lenti e ritmici che evocano il lieve flusso e riflusso delle onde del mare, genera una lieve brezza che, dolce come una carezza, insinuandosi dentro di me fino a lambire la mia più profonda ed intima essenza, mi fa provare un piacere talmente intenso e profondo che al suo rifluire raggiungo l’acme del piacere in un secondo e dal mio cuore sgorga un canto di lode a Dio che si unisce al coro degli Angeli e Beati che risuona eternamente in Paradiso.
L’estasi perpetua scandita dal ritmo del Respiro del mio adorato Gesù appaga il mio desiderio di eterno e d’infinito e da Lui non vorrei distaccarmi mai più, ma, ahimè, è giunto il momento del distacco e …
A questo punto il sogno inizia a sfumare e le immagini oniriche sono ormai sbiadite. Mi ricordo solo che Gesù, mentre si prepara a partire, mi dice che, se lo desidero, posso raccontare della nostra unione ad un monaco iracheno (di cui non mi ricordo il nome), dopodiché alle 4 del mattino avviene il risveglio più dolce della mia vita e dalla gioia e dallo stupore non sono più riuscita a riaddormentarmi, perciò sono rimasta lungamente in raccoglimento nel tepore del mio letto ad assaporare ancora la gioia che ho provato tra le braccia di Gesù.

Questo mirabile sogno, che ha la stessa valenza di un’estasi mistica, preziosissimo dono di Dio, è l’emblematica dimostrazione di come in sogno sia possibile all’Anima, illuminata da Dio, di elevarsi fino alle sublimi vette del Paradiso dov’è possibile esperire la suprema felicità: l’unione tra Dio e l’uomo.

LA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO

Come nel precedente sogno in cui è avvenuto il mio primo incontro con Gesù, anche in questo sogno Egli ha manifestato la Sua doppia natura, umana e divina.
Nella prima parte del sogno Gesù ha manifestato la Sua natura umana agendo come un uomo in carne ed ossa, tant’é che quando all’inizio mi ha abbracciato e baciato ho percepito come “realeil contatto fisico, anche se limitatamente alle braccia e alla bocca, mentre era del tutto assente con il resto del corpo di cui non ne ho mai avvertito la pesantezza.
Nella seconda parte del sogno, invece, Gesù ha manifestato appieno la Sua natura divina sia quando, baciandomi la bocca, ha compiuto il gesto sacro intrecciando la Sua lingua con la mia formando una spirale a doppia elica, simbolo potentissimo, sia durante la nostra unione, perché, malgrado io abbia percepito come assolutamente “reale” il piacere fisico, che è stato ancora più intenso di un reale rapporto tra due innamorati, il contatto fisico era del tutto assente perché l’unione intima è avvenuto attraverso lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo.

La convinzione che non si tratti solo di un’esperienza onirica ma di una grandiosa esperienza mistica, e più specificatamente di un’estasi mistica in sogno, non è suffragata solo dalle mie innumerevoli esperienze avute in precedenza, ma anche dal fortissimo impatto che tale esperienza ha avuto su di me sia a livello sentimentale che a livello fisico.
A livello sentimentale perché mi sono perdutamente innamorata di Gesù, è questo innamoramento è comprensibile dopo aver assaporato un anticipo del Suo infinito Amore.
L’impatto a livello fisico, invece, è strabiliante e inspiegabile, perché, se è naturale che una giovane donna innamorata provi desiderio per il proprio uomo, superati i 60 anni le cose cambiano radicalmente, perché è noto a tutti che la mancanza di estrogeni andando avanti con l’età riduce non solo il piacere sessuale ma anche il desiderio che col tempo scompare definitivamente.
Pertanto, io, avendo ormai raggiunto i 62 anni di età, non posso spiegarmi come sia possibile che il solo pensiero di Gesù, o la contemplazione del Suo splendido volto, faccia riaccendere in me la fiamma del desiderio che neanche nella mia giovinezza era stata tanto ardente.

Ma com’è possibile che un sogno abbia ripercussioni fisiche sul sognatore? Esiste una spiegazione convincente a questo mistero?

Per me l’unica spiegazione plausibile è che la ripercussione a livello fisico sia un segno tangibile della potenza dello Spirito di Dio, quella “brezza” dolce come una carezza che Gesù ha generato durante la nostra unione facendomi raggiungere il massimo del piacere. Un potente segno prodigioso esteriore, prova fisica visibile e tangibile del soprannaturale.
D’altronde non è la prima volta che Gesù opera con questa modalità, ossia che ad un segno soprannaturale interiore (sogno) faccia seguire un segno soprannaturale esteriore, o viceversa.
Anche la prima apparizione di Gesù in sogno, infatti, è stata preceduta da un evento prodigioso avvenuto in stato di veglia quando ancora dubitavo della Sua esistenza: per attrarmi a Lui ha creato un piccolissimo cielo sellato e me l’ha donato. (“Apparizione di una divina luce azzurra”).
Pertanto ribadisco ancora una volta che il sogno e il segno esteriore sovrannaturali, così intimamente connessi tra loro, si chiariscono a vicenda; sono il sigillo che Gesù ha posto a garanzia sia della veridicità della Sua presenza nel sogno, sia della veridicità del segno sovrannaturale esteriore.

La “brezza” generata da Gesù è lo stesso Ruah inafferrabile e imprevedibile delle Sacre Scritture, termine ebraico che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento.
Nei testi biblici Ruah-vento viene descritta come una realtà misteriosa, un qualcosa di inafferrabile, inarrestabile, impalpabile, ma nient’affatto astratta, bensì una realtà concreta come il vento, il fuoco, l’acqua viva; una realtà che non ha autonomia in sé, ma dipende esclusivamente dalla volontà di Dio che ne è l’origine e la fonte e ne dispone liberamente.
Ecco come viene narrata la discesa dello Spirito Santo negli Atti degli Apostoli, capitolo 2: “1 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. 2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. 3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. 4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.

Azione di Dio che è creativo ma anche distruttivo, potentissimo e al tempo stesso delicatissimo.
Potente, delicato e creativo quando lo Spirito Santo scese su Maria e concepì il “Figlio di Dio”, evento su cui concordano i due Vangeli dell’infanzia di Gesù: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35).
Potente, delicato e creativo come l’anelito di vita che Dio soffiò al primo essere umano, Adamo: “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente“. Genesi 2,7.
Potentissimo quando rese possibile il passaggio del Mar Rosso agli ebrei: “il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra”. (Es. 14,21-22).

La lieve brezza generata da Gesù in questo sogno, evoca il ricordo di un altro sogno avuto tanti anni fa e raccontato in questo blog col titolo “NDE in sogno. Viaggio nell’Aldilà”.
Si tratta di un sogno in cui, dopo la mia morte causata da un colpo di pistola, mi sono ritrovata nell’aldilà in una sconfinata ed incantevole valle in cui spirava una lieve brezza che faceva ondeggiare l’erba verde e alta di cui la valle era ricoperta evocando l’ondeggiare del mare dallo splendido color smeraldo.
Questa lieve e calda brezza, inoltre, mi accarezzava dolcemente il volto e avvolgeva tutto il mio essere in un dolcissimo e intenso abbraccio colmo di amore che è durato pochi istanti, ma aveva il sapore dell’eternità.

Questo sogno è stato uno dei i primi indizi che Dio ha disseminato nel mio cammino per farsi conoscere e farsi amare da me, ma io all’epoca non ne compresi appieno il senso e il significato.
Oggi, invece, con cognizione di causa, posso affermare che la lieve brezza che accarezzava dolcemente il mio volto e avvolgeva il mio essere, è la stessa dolce brezza generata da Gesù nell’estasi mistica: lo Spirito di Dio che pervade tutto e trascende tutto.

 

IL BACIO DI GESÙ E IL SIMBOLO DELLA SPIRALE A DOPPIA ELICA

Uno degli elementi più sconcertanti e dal valore altamente simbolico contenuto in questo mistico sogno, è senza dubbio il bacio di Gesù.
È noto che la lingua fornisce tante informazioni sensoriali, affettive, tattili, termiche e condiziona la nostra voce.
Pertanto tutte queste informazioni sensoriali, e quello tattile in particolare, permettono in qualche modo di “sentire” cosa avviene all’interno della bocca.
Ma in questo sogno avviene un fatto straordinario: io ho avuto anche modo di vedere ciò che avveniva all’interno della bocca con l’organo della vista, gli occhi; ciò dimostra che non esiste barriera in grado di impedire la visione di ciò che nella vita terrena rimane nascosta: ciò che è invisibile si rende visibile.

Aldilà di questo elemento, però, il bacio di Gesù lascia stupefatti per l’incredibile e tenerissimo gesto che Egli ha compiuto all’interno della bocca; un gesto estremamente eloquente che svela una profondissima verità.
Nel momento in cui Gesù, baciandomi, ha intrecciato la Sua lingua con la mia, ha sancito la nostra unione ed io in quel momento ho percepito un cambiamento di stato del mio essere e l’elevazione alla dimensione superiore, ossia nell’eternità, dimensione propria del Divino.

Questa interpretazione del bacio di Gesù, derivante dalla percezione soggettiva di un mutamento interiore, è corroborata ulteriormente dal potentissimo simbolo della spirale a doppia elica, che non lascia nessun margine a dubbi interpretativi.
La spirale è un’elegante struttura onnipresente. Essa è una delle forme geometriche più diffuse in natura: dai fiori del girasole al moto dei cicloni alla molecola del DNA, dalle conchiglie alle galassie.
Nella spirale è racchiuso il mistero dell’ordine dell’Universo e dell’origine della vita.
Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, tutto sembra regolato da perfezioni matematiche, da precisi calcoli predefiniti applicati dalla piccola chiocciola all’immensa galassia a spirale che contiene dai 200 ai 400 miliardi di stelle.

Non è un caso, dunque, se la spirale è un antichissimo simbolo universale dal profondo significato. Sin dai tempi antichi, essa era presente in tutte le culture, rappresentando un modo sacro di avvicinarsi a una dimensione invisibile ai sensi fisici.
Essa può assumere diversi valori simbolici a seconda della struttura con la quale viene rappresentata: simbolo di energia e fecondità, in alcune culture rappresenta anche il viaggio che l’Anima compie dopo la morte. Nel cristianesimo tale simbolo si riscontra soprattutto in immagini funerarie come rappresentazione del Paradiso e della salvezza per mezzo di Cristo.

GESÙ È IL “PROGRAMMATORE” DEL DNA.

In questo caso specifico si tratta di una spirale a doppia elica, e nel 1953 la scienza ha dimostrato che questa è la perfetta ed elegante struttura del DNA, molecola che racchiude il codice genetico degli esseri viventi e la cui origine divide gli scienziati.
Gli scienziati materialisti come Richard Dawkins, sostengono che il DNA si è evoluto a causa del meccanismo della selezione naturale, quindi senza bisogno di un Creatore trascendente.
Eppure, gli stessi evoluzionisti ammettono che l’origine dell’estrema complessità del DNA è inspiegabile.

L’incredibile complessità del DNA ha portato il co-autore della sua scoperta, l’evoluzionista Francis Crick, a pensare che la selezione naturale non avrebbe mai potuto produrre la prima molecola e che la vita fosse troppo complessa per aver avuto origine sulla terra e dovesse provenire dallo spazio:
“Un uomo onesto, dotato di tutte le conoscenze attualmente disponibili, potrebbe dichiarare una sola cosa: per adesso, l’origine della vita appare quasi come un miracolo, tanto le condizioni necessarie perché abbia luogo sono numerose.” (Francis Crick, Life Itself (New York: Simon & Schuster, 1981, pp. 88).

Per altri uomini di scienza, invece, il DNA rivela una realtà talmente ordinata e programmata da rendere evidente l’esistenza di una mente intelligente, un programmatore.
È il caso di Francis Collins (1950), genetista cristiano di fama internazionale che ha guidato il team di ricercatori che ha decifrato il genoma umano, il quale, riportando la sua conversione dall’ateismo al cristianesimo attraverso la ricerca scientifica, ha dichiarato:
«Ero sbalordito dall’eleganza del codice genetico umano. Mi resi conto di aver optato per una cecità volontaria e di essere caduto vittima di arroganza, avendo evitato di prendere seriamente in considerazione che Dio potesse rappresentare una possibilità reale». F. COLLINS, “Il linguaggio di Dio”, Sperling & Kupfer 2007, pp. 20-22.

Ed ecco la dichiarazione che Collins ha rilasciato in un’intervista:
«Il Dio della Bibbia è anche il Dio del genoma. Egli può essere adorato in una cattedrale o in un laboratorio. La sua creazione è maestosa, impressionante, intricata e bella […] Come scienziato e credente ho la possibilità di scoprire e studiare l’incredibile complessità della creazione di Dio. Ho guardato per la prima volta nella storia umana le lettere del DNA umano – che io ritengo siano il linguaggio di Dio – e ho avuto solo un assaggio minuscolo della straordinaria potenza creativa della Sua mente, così lo è ogni scoperta che compie la scienza. […]
«La scienza non mi dirà perché siamo tutti qui, qual è lo scopo nella vita o che cosa succede dopo la morte. Per questo, ho bisogno della fede». In “God Is Not Threatened by Our Scientific Adventures”, intervista di Laura Sheahen, Beliefnet.

L’incredibile complessità del DNA ha convinto dell’esistenza di Dio anche il filosofo analitico britannico Antony Flew (1923-2010), famoso per essere stato paladino dell’ateismo scientifico per gran parte della sua vita.
Benché Flew non fosse cristiano, ha riconosciuto che il “sofware” dietro il DNA era troppo complesso per essersi costituito senza “creatore”. La scoperta dell’incredibile intelligenza dietro il DNA ha, secondo le parole stesse dell’ex ateo, fornito materia a un nuovo ragionamento che propende molto forte in favore del Disegno:
“Secondo il mio pensiero, il DNA ha mostrato, per la complessità incredibile delle disposizioni che sono necessarie per produrre la vita, che una intelligenza deve essere stata implicata per permettere a questi elementi straordinariamente diversi di lavorare insieme. L’enorme complessità per la quale sono stati ottenuti i risultati mi sembra il lavoro di una intelligenza … mi sembra adesso che il risultato di più di cinquant’anni di ricerche sul DNA ha fornito delle prove per un argomento potentissimo in favore della creazione.” (Citato in Gary Habermas, “My Pilgrimage from Atheism to Theism”: Interview with Antony Flew, Philosophia Christi, (Winter, 2005).

Ebbene, a dispetto degli scienziati materialisti, con lo straordinario ed eloquente bacio che suscita un senso inebriante di meraviglia, Gesù rivela la Sua natura divina e conferma che il “programmatore” o la “mente intelligente” del DNA è Lui, Dio.
D’altronde che Dio abbia impresso la Sua impronta in ogni cellula del nostro corpo e di ogni essere vivente, è confermato dalle parole pronunciate da Gesù riportate dall’evangelista Luca: “Il regno di Dio è dentro di voi”. (Luca 17, 21).

UN DISEGNO DIVINO

La tesi secondo la quale i sogni premonitori sono frutto del caso ho già avuto modo di confutarlo anche con delle prove oggettive documentate, perché la mia mia è costellata di sogni premonitori che sono chiaramente connessi agli eventi verificatisi successivamente nella vita reale.
Sogni ed eventi reali hanno una concatenazione e un ordine cronologico così preciso da rendere evidentissimo il nesso logico che li unisce.

Ma negli ultimi anni mi sono resa conto che anche i sogni dalla profonda valenza spirituale, alcuni dei quali anticipatori di grandiosi eventi, tant’è che li ho definiti “spirituali-anticipatori”, confutano questa tesi, pertanto intendo utilizzare anche questa tipologia di sogni per dimostrare che tale tesi non regge.
Inizio esprimendo alcune mie osservazioni.
Se fosse vero che i sogni sono frutto del puro caso, sarebbe logico pensare che essi possano verificarsi sparsi qua e là alla rinfusa durante tutto l’arco della vita, quindi senza un ordine cronologico ben preciso. Giusto?
Pertanto, considerando che oggi ho ormai raggiunto i 62 anni di età, pari a circa 22.630 giorni e altrettante notti, questi sogni avrebbero potuto verificarsi sparsi qua e là durante questo ampissimo arco temporale, per cui sarebbe stato molto più difficile, se non addirittura impossibile, trovare una connessione tra i vari eventi. Giusto?
Allora come si spiega l’alta concentrazione di sogni dalla profonda valenza spirituale in un arco temporale (7 anni) così breve rispetto ai 62 anni vissuti? Sogni che, se letti in ordine cronologico, rivelano un crescendo di spiritualità e sacralità che va di pari passo con la mia crescita spirituale.
Questi sogni, infatti, hanno innescato e accompagnato il mio lungo e graduale processo di trasformazione interiore che per me era assolutamente inimmaginabile.

Dalla precisa cronologia dei sogni e dalla loro concatenazione emerge chiarissimo che essi sono uniti tra loro da una rete invisibile intessuta con fili d’oro, un Disegno Divino che bisogna essere ciechi per non vederlo.
La convinzione che i sogni non sono frutto del caso è ulteriormente rafforzata dall’ordine cronologico dei due sogni in cui è apparso Gesù, perché se essi fossero stati frutto del caso e avessero avuto un ordine cronologico inverso, ossia se quest’ultimo sogno fosse stato il primo, non si spiegherebbe la sicurezza di Gesù di essere desiderato e amato da me visto che io nutrivo ancora forti dubbi sulla Sua esistenza prima che Egli si rivelasse nel primo sogno.
Il preciso ordine temporale, dunque, dimostra chiaramente che il secondo sogno è la continuazione del primo.
Rivelandosi nel primo sogno, Gesù si è fatto riconoscere da me per farsi amare, e quando finalmente ho iniziato ad amarlo, ha deciso di esaudire il mio desiderio di rivederlo nel modo più sublime possibile coronando il nostro Amore con le nozze mistiche.

Ma la cosa più incredibile e che questa elevazione mistica non mi è stata anticipata solo dal sogno premonitore menzionato a inizio articolo e raccontato a piè pagina, ma anche da altri meravigliosi sogni premonitori, tra cui il sogno più emblematico avuto nel 2013 e raccontato col titolo: “Lo Spirito di mio fratello mi preannuncia un evento positivo”, sogno in cui mio fratello Niki (morto 30 prima nella vita reale), mi ha regalato un biglietto vincente con cui ho realizzato una cinquina.
Pertanto tutti gli straordinari eventi verificatisi successivamente sono chiaramente riconducibili a quel sogno premonitore.
E quest’ultimo sogno in cui sono avvenute le nozze mistiche con Gesù, che è il più alto grado di unione con Dio che una persona può sperimentare nella vita terrena, è la gemma più preziosa di quel tesoro di inestimabile valore che mi ha fatto vincere mio fratello Niki regalandomi il biglietto vincente.

Quando si vivono simili esperienze è impossibile pensare che sia tutto frutto del caso.
Se sogni che un caro defunto ti regala un biglietto vincente con cui realizzi una cinquina, dopodiché inizia una felicissima fase della tua vita che si conclude, a distanza di 7 anni, con le nozze mistiche con Gesù, è inevitabile pensare ad un Disegno Divino.
Quando Dio decide di rivelarsi ad una Sua creatura non lascia niente al caso.

LE CAPACITÀ COGNITIVE NEI SOGNI

Sono innumerevoli gli elementi che contribuiscono a conferire a questo preziosissimo sogno senso e significato ed un realismo tale che da dare al sognatore la sensazione che l’esperienza vissuta in sogno sia reale: la sequenza delle scene ben ordinata, la trama nient’affatto sconclusionata ma lineare e coerente dal principio alla fine del sogno, la vividezza delle immagini, l’autoconsapevolezza e la mia partecipazione attiva, l’intensità delle emozioni, la profondità dei sentimenti, ecc.
Ma l’elemento che maggiormente mi sorprende e mi affascina è la capacità di ragionare in modo logico-razionale.
La razionalità ha preso il sopravvento addirittura mentre ero beatamente abbandonata tra le braccia di Gesù.
Questa facoltà di ragionare simile allo stato di veglia, infatti, è evidentissimo ed impressionante specialmente nel momento in cui, mentre ero beatamente abbandonata tra le braccia di Gesù, nella mia mente ha fatto capolino la preoccupazione che mia madre, svegliandosi, potesse vedermi in intimità col mio amato e ciò per me sarebbe stato molto imbarazzante, perciò ho pensato subito ad esternare questo mio pensiero, anche se ciò non mi è stato possibile perché Gesù non distaccava neanche per un’istante la Sua dolcissima bocca dalla mia.
Questo comportamento rispecchia appieno la mia personalità. La mia riservatezza, la mia sensibilità e il rispetto nei confronti di mia madre, infatti, anche nella vita reale mi avrebbero portata a pensare e agire allo stesso modo in cui mi sono comportata in sogno se mi fossi trovato in una situazione simile.
In altri termini, nel sogno ho esercitato un’attività di pensiero simile a quella usata nello stato di veglia che comporta una forma di riflessione e di valutazione. Ho pensato ed agito in modo coerente valutando la situazione proprio come avrei pensato ed agito trovandomi in una situazione simile in stato di veglia.

Il tema delle capacità cognitive nei sogni è stato da me affrontato in un precedente articolo in cui ho analizzato numerosi sogni con l’intento di dare una risposta al seguente interrogativo: tra le funzioni psichiche, ossia l’attenzione, la percezione, la coscienza, il ragionamento, la memoria, l’affettività, la volontà, ecc., quali sono le funzioni psichiche presenti nei sogni?
Gran parte degli studiosi concorda sul fatto che tra le facoltà superiori che si attribuiscono alle esperienze oniriche, la più notevole è quella della memoria, mentre la coscienza e la volontà, sono funzioni psichiche che in genere vengono attribuite solamente ai sogni “lucidi”.

Ma siamo sicuri che queste funzioni psichiche siano attribuibili solamente ai sogni lucidi?

Ecco come ho risposto a questo interrogativo basandomi sulle mie esperienze oniriche: “Esistono dei sogni ordinari che, pur non appartenendo alla categoria dei sogni “lucidi”, sono anch’essi caratterizzati dalla presenza di capacità cognitive simili alle capacità che si hanno nello stato di veglia, tra cui la consapevolezza di sé, la capacità di pensare in modo logico-razionale, la memoria di sogni precedenti, ecc.”.

Anche questo preziosissimo sogno, come altri sogni avuti precedentemente, è un esempio emblematico che avvalora questa tesi, perché, seppure in esso sia assente la coscienza di stare sognando, elemento che caratterizza i sogni lucidi, sono presenti tutte le altre capacità cognitive, tra cui la capacità di ragionare in modo logico-razionale.

 STEPHEN LABERGE SUI SOGNI NON LUCIDI

Stephen LaBerge (nato nel 1947), direttore del Lucidity Institute, Palo Alto, California, è lo psicofisiologo americano famoso per aver studiato scientificamente i sogni lucidi, ma forse non tutti conoscono le sue tesi sui sogni non lucidi.
Anch’io non conoscevo le sue tesi sui sogni non lucidi e, quando mi è capitato di leggere un suo scritto, sono rimasta enormemente e piacevolmente sorpresa dal fatto che le mie tesi concordano perfettamente con le sue.
In un passo del suo scritto “Che cos’è il sogno?”, lo scienziato afferma che quando si sogna, il fatto che si sappia o meno di sognare è irrilevante:
«La definizione di sogno data dall’Oxford English Dictionary è «una successione di pensieri, immagini o fantasie che attraversano la mente durante il sonno». In realtà, questa definizione non coglie l’aspetto reale e vissuto dei sogni. A mio avviso, è più accurato descrivere i sogni come delle esperienze, ovvero degli eventi coscienti che l’individuo sperimenta realmente. Può sembrare strano parlare dei sogni come di esperienze coscienti, ma il criterio essenziale della coscienza è la capacità di rievocazione: proprio il fatto che talvolta siamo in grado di ricordare i sogni dimostra che essi sono processi mentali coscienti e non incoscienti, giacché nei sogni viviamo come durante la veglia. In questi termini, si può affermare che il sogno costituisce una particolare organizzazione della coscienza. […] il sogno può essere visto come uno speciale tipo di percezione senza i vincoli dell’input sensoriale esterno. Viceversa, la percezione può essere vista come uno speciale tipo di sogno con i vincoli dell’input sensoriale esterno».
E ancora: «Si è spesso portati a pensare che la veglia e il sogno siano due esperienze completamente distinte. Ad esempio, si presuppone che i sogni siano caratterizzati dalla mancanza di riflessione, dalla mancanza di controllo sull’attenzione e dall’incapacità di agire deliberatamente. Tuttavia, i fatti contraddicono in modo chiaro ed evidente questa definizione dei sogni. Nel corso di alcuni studi recenti che mettevano a confronto racconti relativi alla veglia ed esperienze oniriche, i miei colleghi […] ed io abbiamo rilevato che il sogno conteneva emozioni e consapevolezza di sé in misura leggermente maggiore rispetto alle esperienze della veglia e azioni deliberate in misura solo leggermente minore. Ad ogni modo, per quanto riguarda le altre attività cognitive non sono state rivelate particolari differenze tra il sonno e la veglia e nessuna delle funzioni cognitive misurate poteva dirsi rara o assente. In particolare, per entrambe le condizioni è stato registrato lo stesso livello di riflessività.
Con questo non intendo affermare che non vi siano delle differenze tra il sogno e la veglia. La realtà onirica ad esempio e molto meno stabile di quella della veglia, poiché al sogno manca l’effetto stabilizzante di una struttura esterna: la realtà fisica. Analogamente, nei sogni è possibile violare le leggi della fisica senza andare incontro alle abituali conseguenze. In realtà, l’unica differenza essenziale è data dall’assenza del vincolo sensoriale. Quando si sogna, il fatto che si sappia o meno di sognare è irrilevante: il sogno rimane ugualmente tale. In ogni caso, quali che siano le differenze, ritengo che le affinità tra sogno e veglia siano comunque più numerose». Tratto dal libro I grandi interrogativi della scienza, a cura di Harriet Swain, 2004 Edizioni Dedalo. “Che cos’è il sogno?” di Stephen LaBerge.

LO SGUARDO DI GESÙ E LA COMUNICAZIONE SOPRANNATURALE

Nei miei mistici sogni, Gesù ha svelato la Sua natura divina attraverso il Suo magnetico e dolcissimo sguardo e la comunicazione non verbale chiaramente soprannaturale. Due esperienze che, gettando una nuova luce su questi due affascinanti aspetti della personalità di Gesù — ancora oggi oggetto di dibattito tra studiosi e religiosi —, permettono di dare una risposta ad alcuni interrogativi sul mistero che li circonda.
Pertanto invito i lettori che desiderano leggere l’articolo dedicato, cliccando su questo link: Lo sguardo di Gesù e la comunicazione soprannaturale

SOGNARE I DEFUNTI

Desidero sottolineare ancora una volta la presenza di mia madre che impreziosisce ulteriormente questo sogno che già di pe sé stesso è un evento grandioso.
A 14 anni dalla sua dipartita, lei continua ad essermi accanto non solo nei momenti più critici della mia vita, ma anche nei momenti più importanti e più felici.
Lei, infatti, era accanto a me anche durante l’apparizione della Madonna in sogno.
Non sto qui a fare l’elenco, ma vi assicuro che sono innumerevoli i sogni in cui lei è la protagonista assoluta che, in qualità di guida spirituale, mi ha confermato l’esistenza dell’Anima e dell’aldilà.

IL SOGNO PREMONITORE

Riporto qui il breve racconto del sogno premonitore su menzionato e la mia brevissima considerazione che ho scritto e conservato in file pdf di cui troverete la data a piè pagina:
“Sono in compagnia dei miei ex colleghi di lavoro con i quali i rapporti sono alquanto conflittuali, quand’ecco che mi giunge una notizia che mi riguarda personalmente.
Mi è stato conferito l’onore di rappresentare un avvenimento di portata mondiale dinnanzi alla Regina d’Inghilterra.
La reazione dei miei colleghi naturalmente è molto negativa e manifestano la loro contrarietà sentenziando che non sono all’altezza di adempiere l’importantissimo incarico che mi è stato affidato e che tantissime altre persone lo avrebbero meritato più di me.
Sono alquanto amareggiata dai loro commenti e anch’io ho il timore di non avere la capacità di riuscire nell’impresa.
Dopodiché arriva il momento fatidico della celebrazione della cerimonia e a conclusione del mio intervento, tutti i partecipanti ed il vastissimo pubblico entusiasta mi manifestano il loro gradimento esplodendo in un’ovazione interminabile che mi commuove e mi riempie di gioia. Contemporaneamente, dal cielo illuminato e colorato dai fuochi d’artificio piovono stelle filanti e coriandoli proprio come avviene durante i festeggiamenti della notte di Capodanno.
Stento a crederci! C’è una festa grandiosa e la festeggiata sono proprio io.
Poi la festa termina ed io mi ritrovo in compagnia dei miei colleghi i quali, visti i risultati da me ottenuti, fanno buon viso a cattivo gioco, quindi cambiano atteggiamento nei miei confronti e si congratulano con me.
Fine del sogno.
Questo sogno che io ritengo premonitore, sembra volermi anticipare un evento grandioso che mi riscatterà dalle delusioni della vita”.

ESTASI PERPETUA

 Quante delusioni riserva la vita!
Compiamo giri immensi inseguendo la felicità tanto ambita
sperando che una volta raggiunta duri tutta la vita,
ma effimera come una farfalla ci sfugge tra le dita
e al suo ricordo l’Anima resta afflitta.

Nostalgici e smarriti vaghiamo per gl’infiniti Universi,
ignari che l’agognata felicità vive in noi, celata ai nostri sensi.

Ma quando la giovinezza è ormai sfiorita
e l’ultima speranza affievolita,
appare l’antico eppur giovane Amore
che fa rinascere a nuova vita.

Oh che dolce tormento
non averti amato per così lungo tempo!
Sublime bellezza senza tempo.

Com’è dolce morire, rinascere in Te e provare l’ebbrezza
dell’estasi perpetua
al ritmo del Tuo respiro che dolcemente mi accarezza.

Solo Tu, Amore che splendi più del sole,
appaghi il desiderio d’infinito racchiuso nel mio cuore.

Concludo questo lungo articolo informandovi che anche questa volta Gesù mi è apparso con lo stesso volto dell’attore che interpretò il film “Gesù di Nazzareth” di Franco Zeffirelli, solo che, diversamente dal sogno precedente, sul Suo splendido volto non c’è nessuna traccia di sofferenza.

Non mi resta che salutarvi e augurarvi sogni divini. Margheelena.

La parte dell’articolo in cui ho espresso le mie riflessioni sulla comunicazione soprannaturale con Gesù, è stato aggiunto a fine aprile 2021.

Questo articolo è stato rivisitato in data agosto-settembre 2021.

SOGNO DEL 1 LUGLIO 2017

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