LA VISIONE DI SAN BENEDETTO

LA VISIONE DI SAN BENEDETTO

VISIONI CELESTIALI A CONFRONTO

Cari lettori,
dopo l’esperienza mistica dell’apparizione dell’Universo in miniatura, avvenuto in stato di veglia nell’ottobre del 2013 e raccontato col titolo “Apparizione di una divina Luce azzurra”, mi son sempre chiesta se io fossi l’unica persona ad aver assisto ad un simile fenomeno sovrannaturale o se possa esser stato esperito da altre persone, se non in maniera identica alla mia esperienza, perlomeno simile alla mia, in modo da confrontarle.
Così, per rispondere a questo interrogativo, ho effettuato delle ricerche sul web e, dopo vari tentativi, ho finalmente trovato la meravigliosa esperienza mistica di san Benedetto che risale a circa 1500 anni fa.

Ecco una breve sintesi del racconto tratto dal Libro II dei «Dialoghi» di Gregorio Magno, suo biografo ufficiale.
Un certo Servando, diacono e Abate di un monastero della regione Campana, aveva l’uso di fargli ogni tanto una visita di amicizia.
Una volta si trattennero tanto, che era già l’ora di andare al riposo. Mentre i fratelli dormivano, Benedetto prolungò la veglia in attesa della preghiera notturna, e in piedi, vicino alla finestra, pregava.
D’un tratto, fissando l’occhio nelle tenebre profonde della notte, scorse una luce scendente dall’alto che fugava la densa oscurità e diffondeva un chiarore così intenso da superare persino la luce del giorno. In questa visione avvenne un fenomeno meraviglioso, che lui stesso poi raccontava: fu posto davanti ai suoi occhi tutto intero il mondo, quasi raccolto sotto un unico raggio di sole.
Mentre contemplava con lo sguardo gli splendori di quella luce smagliante, vide l’anima di Germano, Vescovo di Capua, trasportata dagli angeli, raccolta in un globo di fuoco.
Volendo quindi avere un testimone di sì mirabile prodigio, chiamò a gran voce, ripetutamente, due o tre volte, il diacono Servando. Questi, impressionato alle grida insolite di quell’uomo, corse su veloce, guardò anche lui e poté vedere con meraviglia l’ultimo affievolirsi di quella luce meravigliosa, mentre l’uomo di Dio completava il racconto di quanto aveva veduto, suscitando in lui profondo stupore per il grande miracolo.
Mandò subito dopo a Cassino un messaggero al monaco Teoprobo, perché nella stessa notte si recasse a Capua e si informasse, per poi riferire, che fosse successo al vescovo Germano. L’ordine fu eseguito. L’inviato trovò già defunto il reverendissimo Vescovo Germano, e, informandosi delle circostanze della morte, gli risultò che coincideva proprio con quel momento nel quale l’uomo di Dio aveva contemplata la sua elevazione al cielo.

Ecco il commento Gregorio Magno:
«…Tutto il mondo si dice raccolto davanti a lui, non perché il cielo e la terra si fossero impiccoliti, ma perché lo spirito del veggente si era dilatato, sicché, rapito in Dio, poté senza difficoltà contemplare quel che si trova al di sotto di Dio.
Perciò in quella luce che brillò ai suoi occhi corporei, era simboleggiata la luce interiore della mente, la quale nel rapimento dell’anima, gli mostrò quanto piccole fossero tutte le cose di quaggiù».
Secondo Papa Gregorio I, dunque, la visione del cielo e del mondo è avvenuto durante un rapimento mistico.

VISIONI CELESTIALI A CONFRONTO

Ad esclusione della visione dell’anima del Vescovo di Capua, l’esperienza mistica di san Benedetto si differenzia dalla mia nella forma, ma nella sostanza è identica: Benedetto ha avuto la visione del cielo e della terra, io la visione del cielo stellato.

Avendo quindi esperito anch’io un fenomeno sostanzialmente identico a quello di Benedetto, è naturale per me credere totalmente alla veridicità dello straordinario evento.
Ma, basandomi esclusivamente sulla mia esperienza, mi permetto di esprimere qualche dubbio sul fatto che si tratti di una visione avuta durante un rapimento mistico, poiché il brevissimo racconto del miracolo di san Benedetto contiene elementi insufficienti su cui basarsi per affermare con certezza quale sia stato il suo effettivo stato di coscienza durante la visione.
Io, durante l’apparizione del cielo stellato, contrariamente a quanto avviene durante un rapimento mistico, che consiste nell’elevazione divina dell’anima che si manifesta tramite l’alienazione repentina dei sensi, tanto da sentirsi fuori da se stessi, ero perfettamente consapevole di cosa stava accadendo intorno a me e tutti i sensi fisici erano presenti nella loro totalità.
Pertanto, sono convintissima del fatto che in quel momento non vedevo il cielo stellato con gli occhi interiori, bensì con gli occhi del corpo fisico: il piccolo cielo stellato era materialmente presente nella mia stanza.

Questa mia convinzione è suffragata anche dal fatto che le funzioni psichiche, ossia l’attenzione, la percezione, la coscienza, il ragionamento, la volontà, ecc., durante l’apparizione erano ben presenti. Tant’è che nei primi istanti dell’apparizione, non pensavo affatto che si trattasse di un evento sovrannaturale. La razionalità aveva preso il sopravvento e mille interrogativi avevano affollato la mia mente sulla sostanza e sulla provenienza della misteriosa luce, e a tali interrogativi tentavo di rispondere azzardando varie ipotesi materialiste.
Solo in un secondo momento realizzai che stavo assistendo ad un fenomeno di origine divina, ma della Divinità avevo le idee molto confuse. La soluzione definitiva dell’enigma della luce azzurra l’ho trovata 4 anni dopo, quando Gesù si è rivelato in un mistico sogno.

Per le ragioni sopra esposte, sono assolutamente certa che la mia visione del cielo stellato miniaturizzato (“impiccolito”) non è avvenuta durante un rapimento mistico, bensì in uno stato ordinario di coscienza. Pertanto ritengo possibile che anche san Benedetto possa aver avuto la celestiale visione mentre era in stato ordinario di coscienza e non necessariamente durante un rapimento mistico.

A suffragare la mia ipotesi c’è un ulteriore elemento che accomuna le due esperienze: quando la visione non era ancora conclusa, entrambi abbiamo pensato ad avere una prova concreta che attestasse la veridicità della celestiale apparizione.
Io, infatti, durante la visione della misteriosa luce azzurra pensai di fotografarla per avere una prova della veridicità dell’evento (cosa che poi non feci); san Benedetto invece, volendo avere un testimone del mirabile prodigio, chiamò Servando il quale poté vedere con meraviglia l’ultimo affievolirsi di quella luce meravigliosa.
Ciò significa che in quel momento eravamo perfettamente coscienti. E se anche Benedetto durante la visione era in stato ordinario di coscienza, conseguentemente, è perfettamente plausibile pensare che il cielo e la terra fossero realmente “impiccoliti” come il cielo stellato nella mia stanza.

Del mondo posto tutto intero davanti ai suoi occhi, purtroppo, non c’è nessuna descrizione e le domande che rimangono senza risposta sono tante, ma, aldilà di questo, queste due celestiali visioni testimoniano che, dall’antichità ai giorni nostri, Dio continua a manifestarsi agli uomini con la stessa modalità: attraverso i sogni, il cielo, le stelle, gli Angeli, la Madonna e Gesù. SUBLIME!

Alla prossima. Sogni e visioni celestiali a tutti!

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