FENOMENI SOPRANNATURALI NELLO SPAZIO

FENOMENI SOPRANNATURALI NELLO SPAZIO.

LE EPERIENZE PARANORMALI DEGLI ASTRONAUTI

Dalle testimonianze di alcuni astronauti risulta che quando si trovano nello spazio, i loro sensi sembrano subire incredibili trasformazioni.
Alcuni pionieri dello spazio sembrano essersi imbattuti, durante i loro numerosi viaggi nel cosmo, in fenomeni misteriosi ed eventi soprannaturali.
Molti di loro hanno udito improvvisamente voci appartenenti a persone loro note o appartenenti alla propria famiglia; altre volte si trattava di voci sconosciute o frammenti di dialoghi, o ancora di musica celestiale.
La loro vista si è acuita in modo così incredibile che a un’altitudine di centinaia di chilometri, essi riuscivano a distinguere edifici, navi, automobili ecc. E questo è un fatto così paradossale, che quando dallo spazio giunse per la prima volta l’affermazione di un cosmonauta “Vedo due navi sul mare”, il personale di terra disse all’astronauta di smetterla di scherzare.
Solo quando altri episodi del genere incominciarono a verificarsi con una certa frequenza e ad accumularsi, gli scienziati dovettero avviare lo studio di questo fenomeno straordinario ed inspiegabile. Da allora in poi, varie ipotesi furono elaborate per capire quale fosse il misterioso meccanismo che consentiva agli astronauti di vedere da distanze lontanissime. Si ipotizzò che potesse dipendere dall’influenza delle radiazioni cosmiche sull’organismo umano, o dall’assenza di gravità, oppure dall’atmosfera terrestre che farebbe da lente di ingrandimento, grazie all’evaporazione dell’umidità della Terra stessa. Sta di fatto che l’occhio umano dallo spazio, sembra capace di una visione soprannaturale.
Queste persone hanno vissuto molte esperienze “paranormali”, persino mistiche, di cui però molti hanno preferito non parlare poiché le loro testimonianze allora non erano corrispondenti al pensiero dominante. Fortunatamente, alcune di queste testimonianze sono giunte a noi in vari modi. Eccone alcune:

Il cosmonauta Vladislav Volkov, morto tragicamente durante il suo secondo volo, fu il primo ad udire improvvisamente il latrato della famosa cagnetta “Lajka”, inviata nello spazio in un volo senza ritorno, inoltre, udì il pianto di un bambino e la dolce voce di una donna.
Il collega Jurij Gagarin invece asserì di udire una musica celestiale.

Jurij Glazkov, cosmonauta che nel febbraio 1977 è stato nello spazio per 17 giorni, racconta a Mosca di aver osservato dallo spazio, una piccola cittadina in Brasile e di aver potuto anche vedere un autobus azzurro che percorreva una strada mentre si trovava in orbita a circa 300 km dalla Terra.
L’ente spaziale sovietico verificò l’esistenza della località trovandola esattamente come era stata descritta dal cosmonauta.
È stato verificato che certamente da parte dei cosmonauti si manifestasse un effetto di straordinaria potenza nella vista; cioè dallo spazio loro avevano potuto vedere degli oggetti che secondo la fisica non sono visibili all’occhio umano.

Vitali Sevastiánov, cosmonauta sovietico purtroppo ormai deceduto, una volta aveva visto ad occhio nudo la sua casa a Soči.

Ancora più incredibile è il racconto ritrovato negli archivi. Il cosmonauta in questione ha chiesto l’anonimato, ma il suo racconto è realmente inquietante.
I cosmonauti riferivano di aver parlato con i propri parenti che erano passati nell’aldilà. Parenti che si rivolgevano ai cosmonauti, in questo caso madri e padri, che parlando a loro chiedevano: “figlio mio, perché sei venuto nello spazio?”

Un altro cosmonauta riferisce di aver udito una voce che gli diceva: “Sei giunto qui troppo presto e ingiustamente. … Figliolo voi non dovreste essere qui; torna sulla Terra”.
Il cosmonauta, udendo quella voce misteriosa, credeva che stesse impazzendo quando udì ancora la voce che gli disse “non stai impazzendo, non aver paura”.

Questi incredibili viaggi in cui immagini, voci, suoni e musiche celestiali sembrano provenire dallo spazio profondo o addirittura da altre dimensioni, hanno cambiato per sempre la vita degli uomini che li hanno compiuti.

Edgar Mitchell, laureato al MIT in aeronautica e astronautica, come astronauta è stato pilota di riserva per le missioni dell’Apollo 10 e dell’Apollo 16, ed è stato il 6° uomo a mettere piede sulla Luna con l’Apollo 14. Mitchell ha poi lasciato la NASA per fondare l’Istituto di Scienze Noetiche, dove ha passato venticinque anni studiando la coscienza umana e i fenomeni psichici, quei campi fino ad allora tralasciati dalla scienza perché non corrispondenti al pensiero dominante.
In un’intervista molto interessante racconta della sua straordinaria esperienza “mistica” che qui di seguito riporto.
Inizia la sua intervista con delle considerazioni circa la vita aliena:
«Quello che stiamo esplorando grazie ai nuovi telescopi come Hubble, è quanto immenso sia l’Universo. Molto più grande di quanto mai pensassimo …e l’evidenza di essere stati visitati da civiltà aliene è forte, così come l’idea che vi sia vita nell’Universo …».

Durante il tragitto di ritorno sulla Terra, dall’interno della navicella, ha avuto una profonda rivelazione assimilabile ad un’improvvisa conoscenza intuitiva: la Terra che osservava davanti a se gli apparse come parte di un intero sistema vivente.
Intuì che la sua presenza, quella dei suoi compagni astronauti e la Terra visibile attraverso il vetro dell’Apollo, erano parte di un deliberato processo universale, e che l’Universo intero era, in qualche modo, cosciente. «Avvertii di essere connesso con l’intero Universo».
Vivere l’esperienza di concepirsi in armonica unione col Tutto ha scosso profondamente la sua visione del mondo, aprendolo improvvisamente ad una nuova possibilità di conoscenza.
La direzione che il suo lavoro prese nei seguenti venticinque anni fu un viaggio di tutt’altro genere che l’avrebbe condotto nelle profondità dell’essere umano, alla scoperta dell’ineffabile mistero della coscienza e dell’esistenza.vista-della-luna-vicino-pianeta-terra-nello-spazio-70071131
“Di ritorno dalla Luna, libero dalle incombenze della Missione, cominciai a guardare dai vetri come un turista, …un panorama completo del Cielo terrestre, della Luna e del Sole.
Ho realizzato in quel momento dai miei studi al MIT ad Harvard in astronomia, che la Materia nell’Universo è creato all’interno delle Stelle, proprio come se fossero le grandi fornaci a creare la materia, e ho realizzato che le molecole del mio corpo e quelle della navicella spaziale e del mio collega provenivamo da antiche Stelle della stessa generazione.
Noi siamo fatti di Stelle!… Wow!… E questa era un’esperienza di totale meraviglia! Un’esperienza non intellettuale ma profonda, emotiva di estasi che è durata per i 3 giorni di ritorno
Ho realizzato a quel punto che Cartesio, quando 400 anni fa scrisse il “Discorso sul Metodo” col pensiero della Chiesa, dove separava la mente dal corpo, lo Spirito dalla materia, servì il proposito degli intellettuali di fare ricerca evitando l’Inquisizione, nella misura in cui le loro ricerche non riguardassero la mente e la coscienza.
Quindi per 400 anni la scienza è cresciuta senza considerare il sottile tema della mente, della coscienza e della spiritualità.
Ma a partire dall’avvento della fisica moderna con Planck e altri fisici, Einstein giunse alla scoperta di una realtà duale fatta di onde e particelle.
Dunque Cartesio aveva torto: mente e materia interagiscono a livello quantico.
Ho realizzato che c’era una lacuna nella scienza moderna: non considerava la coscienza da un punto di vista scientifico e cos’è la cosmologia che permette alla coscienza di essere ciò che è.

Chiesi aiuto ad alcuni grandi filosofi circa l’esperienza che avevo avuto.
Loro trovarono una spiegazione nel pensiero sanscrito e mi dissero: “L’esperienza che hai avuto si chiama Samadhi”. Io chiesi: “Che significa ?” “Che tu vedi le cose separate tra loro, ma le puoi sperimentare interiormente come unicità, come una cosa sola”.
In ogni cultura e descritto questa esperienza: nella cultura greca si chiamava Metanoia, in quella zen Illuminazione, nel sanscrito Samadhi.
Ho potuto ripetere questa esperienza altre volte in meditazione.
Questa esperienza mi ha fatto capire che le cose per cui dovremmo lottare sono la pace sulla terra, l’amore reciproco, la cooperazione.
L’interazione tra mente e corpo è un fenomeno quantico, duale, che esclude la semplice interazione elettromagnetica. La risonanza quantica è ciò che avviene tra due innamorati, tra un genitore e un figlio, tra fratello e sorella, e così via…
C’è in sostanza un flusso quantico che si realizza in risonanza quantica.
L’intuizione è il nostro sesto senso, ma lo dovremmo chiamare primo senso in quanto così importante e alla base di ogni cosa. Esisteva prima che si formasse il nostro Sistema Solare, per questo è più fondamentale.
Andare sulla Luna significa espandere il nostro obbiettivo, per avere una visione più ampia di come noi ci collochiamo all’interno di esso. È sempre più evidente che quanto più avanziamo con le nostre esplorazioni tanto più realizziamo quanto piccoli siamo nell’immensità dell’Universo.
Espandere noi stessi, la nostra conoscenza, l’immagine di noi stessi è la Cosmologia.
Il punto è capire come conciliare la conoscenza con la coscienza di noi stessi.»

Gli psicologi che studiano gli astronauti, sostengono che l’essere umano quando si trova in una situazione anomala, come quando si trova nello spazio per giorni o settimane, in un ambiente estraneo e a “tu per tu” con l’ignoto, osservando la Terra dal di fuori, possa reagire all’impressione di quelle sensazioni straordinarie, cambiando e trasformando un po’ sé stesso.

I mistici sostengono che chiunque sia stato nello spazio, soprattutto per periodi prolungati, al ritorno sulla Terra, dal punto di vista spirituale sia una creatura completamente diversa. Secondo queste persone, chi si accosta ai misteri dell’universo e intraprende esperienze così estreme come il volo spaziale, non può che esserne trasformato.

Concludo questo articolo con una mia personale considerazione.
Se tutti i cosmonauti fossero stati messi in condizioni di parlare liberamente delle loro testimonianze senza essere presi per visionari e scomunicati dalla scienza ufficiale con ripercussioni disastrose sulle loro vite, e si fosse fatta un’analisi statistica tra i cosmonauti che hanno avuto percezioni extrasensoriali e coloro che non ne hanno avute, forse si sarebbe scoperto che il numero di coloro che hanno avuto eventi “paranormali” non rientrerebbe all’interno delle leggi probabilistiche. Ma ciò alla scienza ufficiale sembra non interessi.

Avendo io stessa avuto esperienze straordinarie, non posso fare a meno di credere alle testimonianze degli astronauti. Mi affascinano moltissimo. E da sognatrice quale sono, tutto ciò mi fa pensare che poco oltre l’atmosfera terrestre sia molto più facile trascendere la materia. Chissà se questi cosmonauti avrebbero avuto esperienze simili se non avessero mai viaggiato nello spazio?
Dalle testimonianze delle loro esperienze extrasensoriali tipiche anche di alcuni sogni (comunicazione con i defunti, voci misteriose, ecc.) e in alcuni casi persino mistiche, proprio come avviene durante la meditazione, mi fa pensare, fatte le debite proporzioni, che l’atmosfera terrestre sia il sottilissimo Velo di Maya che separa Spirito e Materia e che cela l’esistenza dell’aldilà. È semplicemente meraviglioso!

Un caro saluto da Marghelena a tutti gli amici che mi seguono. A presto.

Le informazioni contenute in questo articolo sono reperibili in rete. L’intervista di Edgar Mitchell è stato caricato su youtube nel 2011. Altre informazioni sono reperibili nel documentario prodotto della Rai: Voyager – Confessioni segrete dallo spazio, e caricato su Youtube nel 2011.

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