OBE “ESPERIENZA FUORI DAL CORPO” IN SOGNO

OBE “ESPERIENZA FUORI DAL CORPO” IN SOGNO

COMUNICAZIONE TRA DUE ANIME

OBE E COMUNICAZIONE CON I NOSTRI CARI DEFUNTI.

È risaputo che durante un’OBE si può incontrare i nostri cari defunti, ma nella mia esperienza, incredibilmente, la mia coscienza si è espansa fino al punto di farmi esperire l’impensabile …”

Cari lettori,
sono trascorsi circa 4 mesi dall’ultimo meraviglioso sogno in cui è apparso Gesù, e rieccomi qui a condividere con voi un’ennesima esperienza onirica extra-ordinaria che ho avuto a inizio ottobre 2017.
Nel volgere di pochi giorni, ho sognato mia madre (defunta) 3 o 4 volte (chi mi segue dall’inizio sa bene come mia madre sia una presenza costante nei miei sogni), ma oggi vi voglio raccontare solamente l’ultimo di questa serie di sogni che reputo molto significativo non solo per il fatto che, per l’ennesima volta, lei sia la protagonista principale, ma anche perché contiene alcuni aspetti molto singolari che lo rendono unico, motivo per cui non posso esimermi dal condividere questa emozionante esperienza con voi.
Vi anticipo solo che si tratta di un’esperienza extrasensoriale denominata OBE, acronimo inglese di “out of body experience”, ossia ”esperienza fuori dal corpo”. Ma non si tratta di una “normale” OBE, bensì di una OBE molto speciale.
Ma ecco il racconto del sogno:

Mi trovo in compagnia di un uomo che conosco da molto tempo (lo conosco anche nella vita reale ma non esiste alcun legame di tipo affettivo tra noi due; lo conosco in modo superficiale e ci vediamo molto raramente) ma solamente adesso mi dichiara il suo amore ed inizia a corteggiarmi. Dopodiché avviene un repentino mutamento della scena onirica.
Adesso mi trovo in compagnia di mia madre e stiamo discorrendo tranquillamente di una questione che riguarda una persona che conosciamo entrambe.
Mentre confabuliamo, noto che ci troviamo in una posizione più elevata rispetto alla scena onirica che visualizzo in questo momento e, osservando l’ambiente da questa prospettiva, un particolare cattura la mia attenzione e mi lascia perplessa: una donna sta dormendo profondamente nel mio letto e penso: chi sarà mai costei? … e perché dorme nel mio letto?
Questi interrogativi
 trovano risposta  un istante dopo, quando, osservandola attentamente, mi  rendo conto che quella donna sono io! E solamente a questo punto mi rendo conto del fatto che io e mia madre non stiamo affatto parlando di una terza persona, bensì della donna che dorme nel mio letto, ossia di me stessa.
Ma questa situazione onirica  già di per sé sconcertante, travalica i confini dell’immaginazione umana nel momento in cui prendo consapevolezza del fatto che io e mia madre stiamo assistendo da spettatrici alla “proiezione” del sogno di questa donna, proprio come se si trattasse di scene di vita “reale”. Ma non solo! Ne stiamo pure commentando il contenuto!
Dopodiché, terminato il mio sogno iniziale e relativi commenti, continuiamo a disquisire di un accadimento che il futuro riserva a questa donna (me stessa nello stato di sonno), la quale è ignara di tutto.
A
conferma di ciò, mia madre pronuncia questa frase:
“Noi due siamo a conoscenza di ciò che le deve accadere, ma lei ancora non ne sa niente, … vedi come dorme profondamente ignara di tutto?”. E qui termina il sogno.

OBE E COMUNICAZIONE CON I NOSTRI CARI DEFUNTI.

Le “esperienze fuori dal corpo” sono già di per sé esperienze che emozionano e lasciano il segno.
L’OBE è quel fenomeno caratterizzato dalla dislocazione della coscienza all’esterno del proprio corpo. Si ha l’impressione di “uscire” dal proprio corpo fisico e di proiettare la propria coscienza (o Anima) oltre i confini corporei. In questa condizione si osserva il proprio corpo distaccato da se stesso come se si trattasse del corpo di un’altra persona.
Ma questa mia esperienza extracorporea è resa ancora più misteriosa ed affascinante da altri due elementi molto singolari che rompono tutti gli schemi e travalicano il limite delle attuali conoscenze sulle esperienze oniriche.

Il primo elemento consiste nel fatto che questa sorta di “sogno matriosca”, incredibilmente, contiene al suo interno due sogni ben distinti tra loro ma non separati, che creano un’unica trama onirica alquanto complessa. Infatti, ciò che di primo acchito sembra essere la prima parte di un unico sogno interrotto da un cambiamento repentino della scena onirica, in realtà è un sogno a sé stante avuto da quella donna che dorme nel mio letto che sono io, ma che allo stesso tempo la percepisco totalmente estranea e distaccata da me.

Ma ciò che risulta essere ancora più sconcertante, e che la mia coscienza si è espansa fino al punto di farmi esperire l’impensabile: all’interno del sogno principale, che si può definire sogno “contenitore”, la mia coscienza, la mia Anima, o ciò che viene definito “corpo astrale, al pari di mia madre, ha avuto la straordinaria “facoltà” di poter assistere da spettatrice e commentatrice alla “proiezione” del sogno della sognatrice che dormiva nel mio letto, come se stessimo assistendo ad una scena di vita “reale” o di un film.
Insomma, all’interno del sogno “contenitore” si è “materializzato” un secondo sogno.
È assolutamente pazzesco! Non so voi, ma a me finora non mi è mai capitato di leggere niente di simile sulle testimonianze di tali fenomeni.
Questo elemento rompe tutti gli schemi e rende questo sogno unico e travalica il limite delle attuali conoscenze sulle esperienze oniriche.

Questa straordinaria “facoltà” del mio corpo astrale, inoltre, mi ha permesso di interagire con mia madre con una modalità che non avevo mai sperimentato prima: mi ha permesso, per così dire, di “sintonizzarmi sulla sua stessa lunghezza d’onda”, e ciò ha reso possibile un’interazione tra pari, ossia tra due Anime. Sì, proprio così! È avvenuta una comunicazione tra due Anime.
Non ho parole, …tutto ciò è strabiliante!

Con questo sogno mia madre ha voluto confermarmi, per l’ennesima volta, ciò che io, dopo le mie innumerevoli esperienze oniriche, avevo già intuito, ossia, che durante i sogni la nostra Anima, superando gli angusti confini del corpo fisico, è libera di volare in altre dimensioni e mettersi in contatto con i nostri cari defunti e con l’Infinito.
Nella parte finale del sogno poi, mia madre, in modo molto esplicito mi ha dato ulteriore conferma sull’esistenza dei sogni premonitori.
Pronunciando la fatidica frase finale, mia madre sembra voler scongiurare che si verifichino fraintendimenti circa una mia interpretazione non corretta del sogno e, per avere l’assoluta certezza di eliminare definitivamente anche un ipotetico residuo di un microscopico dubbio che avrebbe potuto insinuarsi nei meandri della mia mente una volta sveglia, appone il suo speciale “sigillo”. È talmente palese il significato di questa frase che è impossibile interpretarlo in un altro modo: mia madre, mi ha confermato che ciò che accadrà in futuro nella mia vita “reale”, nell’altra dimensione si conosce già. 
La concezione che noi abbiamo del tempo viene stravolto; non c’è alcuna distinzione tra passato, presente e futuro. Gli eventi futuri esistono già. Quindi, non è poi così stravagante l’idea che si possano conoscere in anticipo determinati eventi della nostra vita terrena attraverso i sogni premonitori.

Tenendo conto anche della cronologia dei sogni, si può individuare una profonda analogia che lega quest’ultimo sogno, avuto dopo quattro mesi il grandioso il sogno succitato “L’amorevole conforto di Gesù in sogno“, ad un altro avuto poco più di un anno fa, ossia: “Lo spirito di mia madre e la farfalla blu“, avuto appena tre giorni dopo l’”Apparizione della Madonna in sogno. In entrambi i sogni mia madre ha posto il suo sigillo sulle due divine apparizioni per fugare ogni fraintendimento circa l’interpretazione del loro contenuto.
A volte simbolicamente ed altre in modo palese e con sempre maggior insistenza, mia madre si è prodigata a fornirmi delle prove sull’esistenza dei sogni premonitori, dell’Anima e del Divino. E con la sua instancabile opera è riuscita ad ottenere l’effetto da lei tanto desiderato.

Io, infatti, se prima avevo dubbi sulla “reale” apparizione della  Madonna in sogno, dopo l’apparizione di Gesù non la considera affatto un simbolo onirico; per me la Loro presenza è “reale”. Per me è come se avessi assistito alla Loro “reale” apparizione. Anche mia madre è “reale” quando mi appare nei sogni.
Che dire della sua  preziosa e assidua presenza nei miei sogni? Lei ha un ruolo ben preciso in questo mio percorso: è divenuta una sorta di Spirito guida, un Angelo che, oltre ad aiutare tutta la famiglia inviando messaggi di varia natura attraverso i sogni, mi fa assaporare in anticipo ciò che di meraviglioso ci attende nell’altra dimensione nel momento in cui anche noi varcheremo il confine.
Specialmente negli ultimi anni, i miei sogni mi fanno percepire la scintilla divina che alberga in ognuno di noi. Mi parlano dell’Anima, del Paradiso, della Madonna, …di Dio. Mi fanno volare in dimensioni extrasensoriali dove ci si sente avvolti da un Amore sconfinato.
A proposito di esperienze extracorporee, non è la prima volta che mi capita di averne uno. Infatti, nel sogno “NDE in sogno. Viaggio nell’aldilà”, avuto parecchi anni orsono, sognai di essere stata uccisa con un colpo di pistola e poi di essermi ritrovata in una sconfinata valle d’erba ondeggiante mentre fluttuavo libera e leggera nell’aria avvolta da una profonda beatitudine, … ebbene sì, Un NDE in sogno!
Cos’altro aggiungere? Non vorrei ripetermi, ma, anche se di sogni extra-ordinari ne ho avuti un’infinità, ancora oggi riescono a stupirmi.

Non mi rimane che dare qualche informazione in merito al fenomeno denominato OBE e dello studioso americano Robert Monroe, uno dei massimi esperti in materia
OBE è l’acronimo inglese di “out of body experience”, ossia “esperienze fuori dal corpo”, ed è quel fenomeno in cui si ha la sensazione di “vedersi dall’esterno”, l’impressione di “uscire” dal proprio corpo fisico e di proiettare la propria coscienza (o Anima) oltre i confini corporei. In questa condizione si osserva il proprio corpo come se fosse quello di un altro.
Sono conosciute esperienze in caso di utilizzo di sostanze stupefacenti, uso di psicofarmaci, malattie mentali, ecc., ma in tante occasioni possono avvenire anche con un ottimo stato di salute e senza fattori esterni che possano evocarli, infatti, la sensazione di uscire fuori dal corpo viene riportata anche in altri stati di coscienza, come ad esempio la meditazione, durante il sonno, ecc.
Le esperienze relative a stati di coma poi risolti o a gravi stati di salute che costituiscono pericolo per la vita, possono chiamarsi anche NDE, acronimo di “Near death experiences”, cioè esperienze di pre-morte.
L’OBE è un’esperienza che ha tre caratteristiche:
1) Dislocazione della coscienza all’esterno del proprio corpo.
2) Impressione di osservare l’ambiente da una posizione elevata e da una prospettiva distante ma sempre in prima persona.
3) L’impressione di vedere il proprio corpo da questa prospettiva.

Robert Allan Monroe, 1915-1995, statunitense, è stato il fondatore nel 1978 dell’omonimo istituto per la “ricerca sulla coscienza umana”.
Robert Monroe inizia nel 1958 ad avere, in maniera del tutto naturale, ricorrenti esperienze OBE (”esperienza fuori dal corpo”) in cui poteva vedersi al di fuori del proprio corpo fisico e poteva avere esperienze di stati di consapevolezza “extra-ordinari”. In una di tali esperienze poté perfino incontrare suo padre defunto.
Inizialmente pensava di essere impazzito o di avere una grave malattia. In seguito intraprese e si sottopose a studi scientifici sulle esperienze paranormali che affermò di avere vissute, e tali esperienze li descrive in uno dei suo libri, I miei viaggi fuori dal corpo, 1971 (per chi volesse leggerlo si trova anche online).
Riporto qui uno stralcio dell’introduzione (i puntini di sospensione li ho utilizzati per la sintesi) e una delle sue innumerevoli esperienze tratta dal libro succitato.

“Tutti sappiamo che la gente sogna, ma educhiamo i nostri bambini a considerare i sogni e le altre esperienze che accadono nel sonno non importanti, poiché non sono “reali” come le cose di ogni giorno. Per questo la maggior parte di noi si abitua a dimenticare i sogni e, quando li ricorda, a considerarli pure sciocchezze.
È vero che gli psicologi e gli psichiatri guardano ai sogni dei pazienti come ad un’utile traccia nella cura dei disturbi della personalità; però anche in questa applicazione i sogni e le altre esperienze notturne non sono presi come reali in ogni senso, ma solo come una specie di elaborazione interna dei dati raccolti dal calcolatore umano.
Esistono, è vero, alcune notevoli eccezioni a questa generale tendenza a sminuire i sogni, ma per la grande maggioranza delle persone nella nostra società attuale, i sogni non sono cose di cui le persone serie si debbano preoccupare. …
Cosa dobbiamo fare di una persona che faccia eccezione a questa opinione generale, che sostenga di aver avuto delle esperienze, nel sonno o in altre forme di incoscienza, che non solo l’hanno impressionato ma che egli sente come reali? …
La reazione normale ad un’ipotetica situazione di questo tipo è di considerare il tutto molto interessante, però dato che sappiamo che non è possibile che sia avvenuta davvero, non ci dobbiamo preoccupare seriamente del suo possibile significato. Possiamo anche consolarci invocando la parola “coincidenza”.
Che parola meravigliosa, “coincidenza”, per spiegare tutti i nostri dubbi!
Sfortunatamente per la nostra tranquillità, ci sono migliaia di esempi, riferiti da gente normale, di casi del genere. Non si tratta di una situazione puramente ipotetica.
Questi eventi sono stati chiamati chiaroveggenza viaggiante, proiezione astrale, o, con termine più scientifico, esperienza al di fuori del corpo: O.B.E. (dall’inglese out-of-the-body-experiences).”

Ed ecco il racconto di una delle innumerevoli esperienze da lui vissute:

… “Circa quattro settimane dopo, quando le “vibrazioni” si ripresentarono, mi guardai bene dal muovere un braccio o una gamba … Era notte fonda, ero a letto e stavo per prendere sonno. Mia moglie si era addormentata accanto a me. Mi sembrò che ci fosse un flusso di corrente nella mia testa, e rapidamente la sensazione si diffuse in tutto il corpo. Sembrava tutto come al solito. Mentre giacevo, cercando di decidere in quale altro modo potessi analizzate la cosa, mi accadde di pensare come sarebbe stato bello prendere un aliante e andare a volare, l’indomani (a quel tempo era il mio hobby). Senza preoccuparmi delle conseguenze, perché ancora ignoravo che ce ne sarebbero state, indugiai sul pensiero piacevole del volo.
Dopo un istante mi accorsi di qualcosa che premeva contro la mia spalla. Con vaga curiosità portai la mano verso l’alto e indietro per sentire di cosa si trattasse. La mano trovò una parete liscia. Mossi la mano quanto me lo permetteva la lunghezza del braccio e la parete continuava, liscia, ininterrotta. Tutti i miei sensi erano vigili: cercai di vedere nella semioscurità. Era un muro, e mi appoggiavo al muro con la spalla. Immediatamente dedussi che mi ero addormentato ed ero caduto dal letto. Non mi era mai successo prima, ma stavano accadendo tante cose strane, che cadere dal letto era perfettamente possibile.
Guardai ancora. Qualcosa non andava. Questo muro non aveva finestre, non c’erano porte, non c’erano mobili appoggiati. Non era un muro della mia camera da letto. Eppure aveva qualcosa di familiare. Di colpo lo identificai. Non era un muro, era il soffitto. Fluttuavo contro il soffitto, rimbalzando dolcemente ad ogni movimento. Spaventato, mi girai nell’aria e guardai al di sotto. Nella penombra, sotto di me, c’era il letto. Due persone erano nel letto. A destra, mia moglie. Accanto a lei, qualcun altro. Tutti e due apparentemente addormentati.
Che strano sogno, pensai. Ero curioso. Chi potevo sognare, a letto con mia moglie? Guardai meglio, e lo shock fu tremendo. Il “qualcuno” nel letto ero io! La mia reazione fu quasi immediata. Io ero qui ed il mio corpo era lì. Stavo morendo, era questa la morte; ed io non ero pronto per morire. In qualche modo le vibrazioni mi stavano uccidendo. Disperatamente, come un tuffatore, mi precipitai verso il mio corpo e mi ci immersi. Sentii il letto e la coperta, e quando aprii gli occhi mi trovai a guardare la stanza nella normale prospettiva, dal letto.
Cosa era accaduto? Ero veramente quasi morto? Il cuore batteva veloce, ma non poi così eccezionalmente. Mossi le braccia, le gambe. Tutto sembrava normale. Le vibrazioni erano sparite. Mi alzai, camminai nella stanza, mi affacciai alla finestra, fumai una sigaretta.
Passò molto tempo prima che avessi il coraggio di tornare a letto, stendermi e cercare di dormire.
La settimana seguente tornai dal dr. Gordon per un’altra visita generale. Non gli spiegai il motivo, ma si accorse che ero preoccupato. Mi visitò accuratamente, mi fece esami del sangue, fluoroscopie, elettrocardiogrammi, …Mi fece eseguire un elettroencefalogramma, … Mi prescrisse dei tranquillanti e mi mandò a casa ordinandomi di dimagrire, di fumare meno, riposare di più e, disse che, se avevo problemi, non erano certo di origine fisica.
Tornai dal dr. Bradshaw, il mio amico psicologo; quando gli raccontai la storia, fu ancor meno indulgente e assai poco comprensivo. Pensava che avrei dovuto cercare di ripetere l’esperienza, se potevo. Gli dissi che non ero pronto per la morte.
“Oh, non credo che morirai” rispose con calma. “Alcune persone che praticano lo Yoga e quelle altre religioni orientali sostengono di poterlo fare quando vogliono”.
Gli chiesi “che cosa”.
“Bene, uscire dal corpo fisico per un certo periodo di tempo” rispose. “Dicono che si può muovere tutto intorno. Dovresti provare.
“Gli dissi che era semplicemente ridicolo. Nessuno può andarsene in giro senza il suo corpo fisico.
“Non ne sarei poi tanto certo” mi replicò con calma. “Dovresti leggere qualcosa sugli Indù. Non hai mai studiato filosofia all’università?”
Risposi di sì, ma non riuscivo a ricordare niente che si potesse collegare a questa faccenda di viaggi-al-di-fuori-dal-corpo.
“Forse non hai avuto un buon professore di filosofia, ecco cosa mi sembra”. Il dr. Bradshaw si accese un sigaro, poi mi guardò. “Bene, non essere così limitato. Prova e vedi. Come diceva il mio vecchio professore di filosofia: se sei cieco da un occhio volta la testa, e se sei cieco da tutti e due gli occhi apri le orecchie ed ascolta”.
Chiesi cosa dovrebbe fare una persona che fosse anche sorda, ma non ebbi risposta.
Naturalmente il dr. Bradshaw aveva tutte le ragioni di essere così distaccato e generico. L’interessato ero io, non lui. Non so cosa avrei fatto senza il suo atteggiamento pratico e il suo fantastico senso dell’umorismo. È un debito che non potrò mai saldare.
Le vibrazioni tornarono per sei volte prima che trovassi il coraggio di ritentare l’esperienza. Quando ci provai fu quasi una cosa banale. Con le vibrazioni alla loro massima forza pensai di sollevarmi fluttuando, e fu esattamente quel che feci. …
Se non era una cosa vera, se era solo un’allucinazione o un sogno, allora ero nei guai. Non riuscivo a distinguere dove finiva la veglia e dove cominciava il sogno. Ci sono migliaia di persone in manicomio proprio e solo per questo.
La seconda volta che cercai di dissociarmi volontariamente ebbi successo. …

Il mondo psichico mi permise di trovare molti nuovi amici, ma nessuna risposta specifica a domande come: “Cosa faccio adesso?”. Con mia sorpresa, gli altri si aspettavano da me le risposte. Non rimaneva che una via da prendere. Centinaia di esperimenti, in dodici anni, e tuttora in corso, mi hanno portato a delle conclusioni che sembrano ineccepibili, eppure sono in contrasto con tutta la mia educazione ed il mio ambiente.” …

Un caro saluto a tutti i miei compagni di viaggio. Sogni d’oro a tutti da Marghelena e …alla prossima.

 

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