LO SGUARDO DI GESÙ

LO SGUARDO DI GESÙ

E LA COMUNICAZIONE SOPRANNATURALE

“In cosa consiste questo “qualcosa di celestiale” nello sguardo di Gesù? Nel momento di grazia in cui Gesù prende l’iniziativa e “fissa” l’uomo “prescelto”, avviene un fenomeno prodigioso: i pensieri di Gesù diventano udibili”.

Cari lettori,
nei miei 2 sogni mistici — il primo intitolato L’amorevole conforto di Gesù in sogno e il secondo Estasi mistica, Gesù ha svelato la Sua natura divina attraverso il Suo magnetico e dolcissimo sguardo e la comunicazione non verbale chiaramente soprannaturale.
Due esperienze che, gettando una nuova luce su questi due affascinanti aspetti della personalità di Gesù — ancora oggi oggetto di dibattito tra studiosi e religiosi —, permettono di dare una risposta ad alcuni interrogativi sul mistero che li circonda.
Lo sguardo di Gesù ha fortemente caratterizzato il nostro primo incontro: nel momento di grazia in cui Gesù ha fissato il Suo dolcissimo sguardo su di me, mi sono sentita amata e irresistibilmente attratta dalla forza magnetica che sprigionava dai Suoi occhi, tant’è che non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal Suo.
Lo sguardo di Gesù, dunque, svela la Sua divinità; d’altronde che lo sguardo di Gesù abbia qualcosa di celestiale lo si evince chiaramente in alcuni passi del Vangelo. Cito ad esempio l’episodio in cui Andrea condusse il fratello da Gesù:
«Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (Pietro)». (Gv. 1,42).
Ed ecco come viene descritto l’incontro con Matteo:
«Dopo questo egli uscì e osservò un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”. Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì». (Luca 5, 27-28).
Solo nell’episodio del giovane ricco narrato da Marco, la potenza lo sguardo di Gesù sembra non sortire alcun effetto:
21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni”. (Marco 10,21-22).

Come si evince da questi racconti, ad esclusione del giovane ricco, la decisione di questi uomini è talmente improvvisa e radicale da lasciare sconcertati.
Tante sono ancora oggi le domande che si pongono studiosi e religiosi che dibattono su questo aspetto affascinante e misterioso della personalità di Gesù: com’è possibile che Gesù guardi degli uomini, dica loro «seguimi», essi lasciano tutto e senza alcun tentennamento lo seguono.
Che cos’è questa forza misteriosa che li attrae così fortemente in Gesù?
Alcuni sostengo che più che alla parola, essi sembrano rispondere alla forza irresistibile del Suo sguardo. Uno sguardo che affascina, comunica e attira prima ancora della parola pronunciata.
A tal riguardo San Girolamo scrive:
Qualcosa di igneo e di celestiale lampeggiava dai suoi occhi e sul suo volto riluceva il fulgore della divinità. …Se il Cristo non avesse avuto anche nel volto e negli occhi qualcosa di celestiale, mai gli apostoli lo avrebbero seguito all’istante né coloro che erano venuti ad arrestarlo sarebbero caduti a terra tramortiti”.

San Girolamo coglie nel segno: effettivamente lo sguardo di Gesù ha “qualcosa di celestiale”. Io ho avuto il privilegio di essere fissata dallo sguardo di Gesù, per cui posso testimoniare che, oltre a essermi sentita irresistibilmente attratta dalla forza magnetica dello Suo sguardo (infatti non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal Suo), mi sono sentita immensamente amata.
È vero, dunque, che lo sguardo di Gesù ha “qualcosa di celestiale” che affascina e attira prima ancora della parola, ma anche la parola di Gesù ha “qualcosa di celestiale” che affascina e attrae gli apostoli, tuttavia anche la parola di Gesù ha “qualcosa di celestiale” che affascina e attrae gli apostoli; ma non la parola in sé, ma la modalità con cui avviene la comunicazione con l’uomo da Lui “prescelto”, modalità che svela la natura divina di Gesù.
Pertanto, se si vuole spiegare la scelta repentina e radicale degli apostoli, non si può non tenere conto anche della parola di Gesù, convinzione, questa, avvalorata dalla mia personale esperienza che è appunto caratterizzata dalla comunicazione non verbale con Gesù.

I PENSIERI DI GESÙ SONO UDIBILI

Che Gesù conosca i pensieri dell’uomo viene affermato in innumerevoli episodi narrati nel Vangelo. Lo afferma anche Matteo:
“2 Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». 3 Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». 4 Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?”. Matteo 9,1-4.
Per l’uomo, dunque, è impossibile nascondere qualcosa a Dio o dire parole che non corrispondono al nostro pensiero, come spesso avviene nelle relazioni interpersonali, perché Dio conosce i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre intenzioni, ecc.
A questo punto, però, sorgono numerosi interrogativi: in che modo Gesù conosce i pensieri degli uomini? È possibile che in alcune circostanze Gesù possa concedere all’uomo la grazia di entrare in relazione con Lui comunicando attraverso il pensiero? E in che modo Dio pronunciò la parola «Sia la luce!»? Ecc., ecc.
Questo è il punto focale su cui si è concentrata l’attenzione di teologi e filosofi nel corso di millenni, ma nessuno mai è riuscito a sciogliere l’enigma.
Che Dio parli è scritto e ripetuto innumerevoli volte nella Bibbia, a partire dalla pagina iniziale del libro della Genesi: “In principio… Dio disse: «Sia la luce!» E la luce fu”.
Nei Testi Sacri è scritto anche che Dio parla agli uomini, infatti ha parlato a Mosè, ad Abramo, a Isacco, ai profeti, ecc. E se Dio parla agli uomini, è logico pensare che Egli parli anche ai Beati in Paradiso e che i Beati parlino fra di loro.
Ma in che modo si comunica in Paradiso, visto che, oltre alla cessazione della generazione, cesserà anche la funzione della respirazione, ed è risaputo che senza aria è impossibile emettere il suono della voce.
Si potrebbe rispondere a questi interrogativi dicendo che si tratta di una comunicazione soprannaturale, ma sarebbe troppo semplicistico; si rimarrebbe ancora nel vago e gli interrogativi rimarrebbero senza risposta.
Anche S. Agostino non scioglie affatto l’enigma; infatti, analizzando la frase iniziale del racconto biblico della creazione “Dio disse: «Sia la luce». E la luce fu”, la commenta limitandosi a dire che questa parola fu pronunciata da Dio in modo ineffabile:
«21. Non dobbiamo pensare che Dio disse: Vi sia la luce con la voce emessa dai polmoni o con la lingua e i denti. Queste sono immaginazioni d’individui carnali; ora, pensare secondo la carne è morte 22. La frase: Vi sia la luce fu invece pronunciata in modo ineffabile”. 23 […] E tuttavia anche questa parola fu detta in modo ineffabile perché non s’insinui nell’anima un’immagine carnale e turbi l’intelligenza spirituale timorata di Dio; poiché intendere in senso proprio che nella natura di Dio cominci e finisca qualcosa è un’opinione temeraria e pericolosa.» Sant’Agostino, La Genesi alla lettera – Libro incompiuto, 5. 19.
Per Agostino, che il Testo Sacro affermi espressamente che Dio disse «Fiat lux», potrebbe indurre a pensare che Dio parli come gli essere umani, e questa visione decisamente antropomorfica della divinità non è accettabile, quindi ricorre al termine “ineffabile”, che è un’espressione che attribuisce a Dio un «dire» che è allo stesso tempo un «non dire».
Bisogna riconoscere che Agostino ha ragione da vendere quando afferma che “non dobbiamo pensare che Dio disse “Vi sia la luce” con la voce emessa dai polmoni o con la lingua e i denti”, ma dire che il parlare di Dio è un parlare ineffabile non risolve l’enigma e gli interrogativi assillanti posti prima rimangono senza risposta.
Ebbene, nei miei sogni mistici, Gesù svela questo mistero e il “parlare ineffabile” di Dio si può finalmente descrivere: Dio disse «Fiat lux» allo stesso modo in cui Gesù ha comunicato con me nell’esperienza mistica vissuta in sogno.
La mia esperienza dimostra in modo inequivocabile non solo che la cessazione della funzione della generazione non comporta affatto la cessazione del piacere sensibile ad essa congiunta, ma anche che, malgrado cessi la funzione della respirazione, il suono della voce dell’uomo risorto è udibile allo stesso modo in cui è udibile il suono della voce di Dio.
Tale affermazione può apparire assurda, perché se il corpo risorto non avrà più bisogno di respirare, significa che non ci sarà più bisogno dell’aria, e in assenza di questo elemento vitale sarebbe impossibile emettere il suono della voce, visto che è assodato che la voce è il suono emesso dall’uomo quando le corde vocali vibrano nella laringe durante l’espirazione dell’aria.
Tuttavia è altrettanto vero la voce è segno distintivo ineliminabile dell’essere umano come lo è il sesso, pertanto è impossibile pensare che la voce cessi di esistere con la cessione della funzione della respirazione.
Allora come si risolve questo enigma? Se, come abbiamo fin qui appurato, con la cessazione della funzione respiratoria e la conseguente assenza di aria è impossibile l’emissione del un suono della voce, com’è possibile sostenere che il suono della voce di Dio è udibile? Com’è stato possibile udire la voce di Gesù senza che Egli abbia parlato?

La mia esperienza dimostra che è stato possibile udire il suono della voce Gesù senza che Egli abbia proferito parola, perché, nel momento in cui sono entrata in relazione con Lui, tutte le frontiere si sono annullate ed è avvenuto l’impensabile: tra i pensieri e le parole non esisteva più alcuna distinzione. Infatti, nel momento in cui Gesù mi ha rassicurato con le parole “non preoccuparti” e “vedi che non si sveglia? Lei non può vederci”, io ho udito distintamente la Sua voce senza che Gesù abbia proferito parola alcuna; di ciò ne sono certa perché Gesù non ha mai staccato la Sua bocca dalla mia, tant’è che anch’io non ho potuto esteriorizzare il mio pensiero per lo stesso motivo; eppure Lui mi ha risposto, quindi si desume che anche i miei pensieri erano udibili: Gesù udiva il suono della mia voce così come io udivo la Sua.
In ultima analisi risulta che ciò che io ho avuto la grazia di udire non erano parole pronunciate da Gesù, ma erano i Suoi pensieri che, allo stesso modo delle parole pronunciate, erano udibili. Solo in questo modo si può spiegare come sia stato possibile udire il suono soave della Sua voce, nonostante che Egli non abbia proferito parola.
Pertanto è plausibile ritenere che Gesù abbia operato allo stesso modo in cui ha operato nel mio sogno anche nella scelta degli apostoli: è possibile che Gesù non abbia pronunciato la parola “seguimi”, ma sia stato un Suo pensiero udibile dagli apostoli, proprio com’è avvenuto nel mio sogno.
Anche la parola di Gesù, dunque, ha la forza misteriosa che, agendo come un potentissimo magnete, sprigiona un’irresistibile forza di attrazione.
Ma, mentre io, basandomi sulla mia esperienza, sono giunta alla conclusione che tra pensieri e parole non esiste alcuna distinzione, per cui i pensieri sono udibili allo stesso modo delle parole pronunciate, S. Agostino afferma che “nell’anima udire e vedere non sono cose diverse”, salvo poi contraddirsi affermando l’esatto contrario:
«I pensieri sono le parole del cuore. […] Proprio come l’atto di vedere e di udire sono due cose distinte nei sensi del corpo, mentre nell’anima udire e vedere non sono cose diverse; e per questo, mentre la parola esteriore non si vede, ma invece si sente, al contrario le parole interiori, cioè i pensieri, sono stati visti, non uditi dal Signore, come ci dice il santo Vangelo. Il testo afferma: Dissero dentro di sé: Costui bestemmia, e poi aggiunge: E Gesù, vedendo i loro pensieri. Dunque egli vide ciò che essi dissero. Infatti vide con il suo pensiero i loro pensieri che ritenevano di essere i soli a vedere.» Sant’Agostino. Trinità, XV libro, 10.18.

Con tutto il rispetto dovuto a S. Agostino, in questo passo del suo scritto si coglie una palese contraddizione, perché prima sostiene che nell’anima udire e vedere non sono cose diverse, ma poi, adducendo a sostegno della propria tesi un passo del Vangelo, afferma il contrario, ossia che i pensieri sono stati visti, non uditi dal Signore.
Oggi, però, nelle nuove versioni della Bibbia, tra cui quella della CEI, il verbo “vedendo” è stato sostituito con “conoscendo”, pertanto non sarebbe più possibile avvalorare tale tesi adducendo questo passo del Vangelo.

L’ETERNITÀ NON È UNA REALTÀ STATICA

Nel passo dello scritto succitato, s. Agostino afferma inoltre che, poiché l’atto del parlare è un’azione che ha un inizio e una fine, non lo si può attribuire a Dio perché “intendere che nella natura di Dio cominci e finisca qualcosa è un’opinione temeraria e pericolosa…”.
Con questa affermazione, Agostino torna sul tema dell’eternità. Anche in questo caso, infatti, per avvalorare la tesi secondo la quale è impossibile che Dio abbia pronunciato la frase “Vi sia la luce” allo stesso modo dell’essere umano, adduce la stessa argomentazione con cui si avvalora la tesi secondo la quale il piacere sessuale, essendo piccolo e breve, in Paradiso cesserà di esistere perché da risorti non si è nel tempo ma nell’eternità, ed essere nel tempo vuol dire che le azioni hanno un inizio e una fine e poi se ne fanno delle altre. Tutto questo invece non avviene nell’eternità.
Certo! Torno a ribadire che Agostino ha ragione da vendere quando afferma che “non dobbiamo pensare che Dio disse “Vi sia la luce” con la voce emessa dai polmoni o con la lingua e i denti”, ma, a prescindere da come la frase fu pronunciata, la sostanza non cambia: che si tratti di una frase pronunciata da Dio o — come sostengo io — di un pensiero udibile di Dio, si tratta di un atto che ha un inizio e una fine.
L’eternità, purtroppo, viene concepita come qualcosa di statico, ma in realtà la S. Scrittura non ci presenta mai un Dio statico. Dio è immutabile ma non statico, che sono due concetti differenti.
L’eternità di Dio significa che Dio è sempre esistito e sempre esisterà, mentre immutabilità significa che Dio è sempre lo stesso nel suo Essere eterno; quindi Dio non può mutare perché vive fuori dal tempo, solo gli esseri che vivono nel tempo sono sottoposti al mutamento.
Ma Dio non è immobile. Dio non è statico nella sua immutabilità, ma dinamico, quindi pensare che Dio abbia compiuto un’azione che ha un inizio e una fine, non significa affatto mettere in discussione la natura immutabile di Dio; la Sua natura immutabile rimane tale perché tutto ciò che Dio compie infallibilmente nel tempo, l’ha progettato dall’eternità.
Pronunciando la Parola creatrice “Vi sia la luce”, l’Eterno ha fatto irruzione nel tempo da Egli creato nel momento stesso della creazione da Egli progettato fin dall’eternità.

 

Concludendo, informo i lettori che questo articolo è stato rivisitato alla luce dell’ultima esperienza mistica sopra menzionata.

Un caro saluto a tutti e, come consuetudine, vi auguro sogni divini.

 

 

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